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Quelle norme antimafia che i dem difendono solo quando a loro favore

È sufficiente far parlare i numeri e restituire un senso alle parole

Quelle norme antimafia che i dem difendono solo quando a loro favore

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È sufficiente far parlare i numeri e restituire un senso alle parole. «Mafia» anzitutto è un termine generico più o meno dal 2006, quando l'ex Cosa nostra divenne criminalità disorganizzata: i loro giovani eredi si confusero nella criminalità comune, spesso emigrarono al Nord, lasciarono più libertà di campo ai cugini della camorra napoletana e della 'ndrangheta calabrese, mentre l'autentica Sacra corona unita pugliese si disciolse entro la fine del secolo scorso, decimata dagli arresti: anche se il procuratore capo della Direzione antimafia di Lecce, ancora nel 2016, parlava di «strategia di mimetizzazione e infiltrazione nel tessuto imprenditoriale», che e come dire che i topi da qualche parte dovevano pur essere scappati.

Resta una legislazione antimafia concepita espressamente contro Cosa nostra (più di trent'anni fa) che però ora viene difesa proprio da quella parte di sinistra che denuncia attacchi delegittimanti alla Procura nazionale antimafia per via dello scandalo sui «dossier» su cui indaga la procura di Perugia.

È il primo paradosso, perché le veementi proteste rivolte contro la decisione di avviare l'iter per lo scioglimento del comune di Bari per presunte infiltrazioni mafiose (misura preventiva) viene proprio da quella stessa sinistra: nel caso, dal sindaco di Bari Antonio Decaro e dalla segretaria Elly Schlein che ha parlato di «decisione politica molto grave» in merito all'applicazione della legge.

Chiariamo poi sorpresa che stiamo parlando di una legge voluta da un governo di Giulio Andreotti (22 luglio 1991 n. 221, conversione del decreto 31 maggio 1991 n.164) e che è una legge che fino al 2023 ha causato 379 scioglimenti di consigli comunali di cui 25 annullati dopo ricorso (dati aggiornati al 12 febbraio 2024) a cui vanno aggiunte 7 aziende ospedaliere. Circa un'ottantina di comuni sono stati colpiti da più di un provvedimento. La legge fu approvata celermente per via dell'indignazione legata a un salumiere di Taurianova che fu decapitato da una scarica di pallettoni e la cui testa venne ripetutamente lanciata in aria dai killer nella piazza principale del paese.

Il sindaco di Bari, che ha lanciato accuse gravi e fatto oggettivamente un gran fumo, ha detto che non era mai accaduto che un Comune così grande (Bari) fosse stato colpito dal provvedimento: è vero, ma tra i comuni sciolti in questi anni ci sono stati comunque due capoluoghi di provincia: Reggio Calabria nel 2012 e Foggia nel 2021. Il poco commendevole podio dei comuni commissariati dal 1991 vede vincere l'intero meridione, E al Comune esclusa la Basilicata che ha solo mezzo milione di abitanti: 130 in Calabria, 115 in Campania, 93 in Sicilia e 26 in Puglia, regione dove nessun ricorso ha portato ad annullamenti. Le aziende ospedaliere si trovano invece in Campania e in Calabria.

Quanto a un'improbabile matrice «politica» dei provvedimenti, nel tempo i comuni sono stati «sciolti» da governi d'ogni tipo e colore, con leggera propensione a sinistra: Mario Monti sciolse la giunta di centrodestra di Reggio Calabria, Paolo Gentiloni sciolse 38 comuni, il governo Giuseppe Conte-Pd 31, Mario Draghi 20.

Lo scioglimento può essere deciso se emergono concreti, univoci e rilevanti collegamenti anche indiretti con la criminalità «mafiosa» o se si registrano condizionamento dei dirigenti, o, insomma, degli organi elettivi o amministrativi.

Può decidere il ministro dell'Interno (in questo caso è Matteo Piantedosi) che assieme al prefetto decide di nominare una commissione d'accesso con tre mesi di tempo (prorogabili) per presentare una relazione allo stesso prefetto e al comitato provinciale per la sicurezza, a cui si aggiungerà il procuratore della Repubblica; ne conseguirà infine, un rapporto al ministero dell'Interno, il quale, dopo una deliberazione del Consiglio dei ministri, potrà proporre o no lo scioglimento al Presidente della Repubblica, che nel caso potrà procedere per decreto.

Lo scioglimento potrà esserci o no: la commissione deve stabilirlo. E se c'è, al Comune che succede? Viene nominata un'altra commissione in genere di tre persone (magistrati, funzionari statali) che ha gli stessi poteri del Consiglio Comunale, della Giunta e quindi del Sindaco.

In sintesi: a Bari c'è stata un'inchiesta dell'Antimafia che ha portato a 130 arresti (compreso un consigliere comunale) e al commissariamento dell'azienda dei trasporti urbani di Bari. Il ministro dell'Interno ha mandato una commissione per verificare se ci siano gli estremi per una procedura di scioglimento. Normale.

Siccome il Comune è governato dal Pd, il Pd sta facendo l'inferno. Normale. La procedura avviene a soli tre mesi dalle elezioni.

L'avessero fatta il mese scorso, sarebbe avvenuta a soli quattro mesi dalle elezioni.

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