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La rabbia inascoltata degli industriali

La rabbia inascoltata degli industriali

Con la situazione pesante in cui rischia di sprofondare l'Italia, i giochi di parole dovrebbero essere evitati almeno oggi, ma il più arrabbiato di tutti per la notizia che la Commissione europea boccia la nostra manovra è proprio Boccia, il presidente della Confindustria, che già in estate aveva lanciato un Sos sulle conseguenze negative per il mondo produttivo delle misure economiche in cantiere. In questi mesi, avevo interpellato più volte il numero uno di viale dell'Astronomia e lui mi aveva anticipato in tempi non sospetti la possibilità di un «autunno caldo» che, a differenze del passato, stavolta avrebbe visto direttamente in piazza gli imprenditori. Al telefono mi parlò «di un nervosismo molto accentuato» degli industriali, a cominciare da quelli del Nord, con la possibilità di «passare dalle parole ai fatti» se l'esecutivo non avesse corretto la rotta.

Insomma, Vincenzo aveva previsto tutto e me lo ha confermato anche ieri: «Nessuna sorpresa: bastava guardare l'andamento dello spread». Ma adesso c'è un fatto che, a prescindere dal pollice all'ingiù di Bruxelles, lo preoccupa maggiormente: è la quasi certezza che il governo gialloverde cerchi deliberatamente lo scontro con la Ue. In vista delle Europee del 2019, tutto farebbe, insomma, brodo sulla pelle degli italiani: mostrare i muscoli in primis.

Ma secondo Confindustria il punto più dolente della manovra, al di là del braccio di ferro europeo, è che, così come è stata progettata, non sono previsti veri benefici per la crescita. Ribadisce Boccia al nostro giornale: «Abbiamo bisogno di aprire i cantieri e non di chiuderli. Di installare più capacità produttiva e non di ridurla. Di assicurare più competitività al sistema e non declinare verso una decrescita che non sarà mai felice. Solo a queste condizioni può anche giustificarsi la decisione di sforare il livello di deficit prestabilito. Il punto, insomma, è: cosa ne facciamo delle risorse che prendiamo in prestito?». L'interrogativo è chiaramente pleonastico: tra redditi di cittadinanza & C., sappiamo tutti dove andranno a finire le risorse aggiuntive ottenute con gli sforamenti che hanno fatto tanto arrabbiare l'Europa. E il ministro Tria dovrebbe pure spiegarci una piccola contraddizione in termini.

Da giorni continua, infatti, a ripeterci che siamo pronti a trattare con la Commissione Ue, ma che la manovra non si tocca. Come è possibile?

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