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La recessione è alle porte. Tutta colpa del caro-prezzi

Confcommercio stima un -0,9% di Pil a gennaio. Sangalli: "È l'ora di sostenere famiglie e imprese"

La recessione è alle porte. Tutta colpa del caro-prezzi

Il rallentamento della domanda delle famiglie ha molto probabilmente innescato un ciclo recessivo la cui durata e la cui intensità dovrebbero essere ridotte. È quanto ha rilevato la congiuntura Confcommercio di gennaio. Nel mese in corso il Pil dovrebbe ridursi dello 0,9% in termini congiunturali, con una crescita dello 0,4% sullo stesso mese dell'anno scorso, ponendo le premesse per un primo trimestre 2023 all'insegna della recessione.

L'organizzazione di Piazza Belli ha messo in evidenza come l'attuale fase macroeconomica sia caratterizzata dalla «contraddizione» tra gli indicatori congiunturali. A una fiducia in forte risalita si contrappone l'azzeramento della crescita dei consumi nell'ultimo quarto del 2022. A gennaio i prezzi al consumo dovrebbero registrare un incremento dello 0,6% su dicembre, portando il tasso di variazione tendenziale al 10,5% (dall'11,6% di dicembre). L'importante eredità del 2022 (il trascinamento è stato pari al 5,1%) e la perdurante crescita dell'inflazione di fondo rendono, comunque, difficile ipotizzare una crescita dei prezzi nella media del 2023 sotto il 6 per cento. A novembre la produzione industriale ha confermato la tendenza al rallentamento, trend che perdurerebbe fino ai primi mesi del 2023, stando alle indicazioni degli imprenditori. Il mercato del lavoro ha mostrato, nello stesso mese una sostanziale tenuta con una lieve riduzione del numero di occupati (-0,1% su ottobre pari a -27mila unità), mentre l'indicatore Confcommercio dei consumi ha confermato un minore dinamismo con una crescita dello 0,4% su base annua. Il dato è sintesi di una flessione della domanda per i beni (-0,2%) e di una crescita per i servizi (+2,7%). All'interno dell'aggregato dei beni il ridimensionamento ha confermato una serie di accentuazioni negative per gli alimentari, i mobili e gli elettrodomestici.

«Caro bollette e inflazione spingono verso una recessione che comunque dovrebbe essere di ridotta intensità. L'energia costa, ad esempio, il doppio che in Francia. Dobbiamo recuperare, dunque, competitività ed è necessario rafforzare sostegni a famiglie e imprese», ha commentato il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli.

La visione di Confcommercio collima con quella di Bankitalia che ha alzato le stime del Pil del 2023 (da +0,3% a +0,6%) per effetto del trascinamento positivo del 2022, mentre ha abbassato quelle del 2024 (da +1,4 a +1,2%) a causa di un incremento più contenuto dei consumi. «L'attività economica, sostenuta per gran parte del 2022 dalla dinamica robusta dei consumi e degli investimenti, si sarebbe indebolita negli ultimi mesi del 2022. Si stima che la debolezza del prodotto si protragga anche nel trimestre in corso, per attenuarsi gradualmente dalla primavera», ha avvertito Via Nazionale. Confermata la stima di un'inflazione media annua al 6,5% nel 2023, ma è stata rivista al rialzo da +2,3% a +2,6% la previsione per il 2024, ipotizzando una crescita dei salari più accentuata. Ovviamente, tutto è subordinato al mantenimento dello status quo. In caso di una sospensione totale dei flussi di gas dalla Russia il Pil calerebbe dell'1% sia quest'anno che il prossimo e l'inflazione viaggerebbe attorno al 10 per cento.

Per quanto riguarda i consumi, quest'anno dovrebbero aumentare dell'1,5%, principalmente a seguito dell'effetto di trascinamento determinato dall'espansione del 2022 (+4,6%), e rallenterebbero poco al di sotto dell'1% in media nel biennio 2024-25. Inflazione e deterioramento della fiducia pesano.

Il tasso di risparmio è infatti diminuito al 7,1% nel terzo trimestre 2022 ed è atteso in ulteriore calo nell'anno in corso.

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