Politica

Referendum, vittoria del Si: cosa cambia ora

I primi exit poll danno il "Si" in netto vantaggio. Camera e Senato non cambieranno le loro funzioni ma avranno un taglio dei rappresentanti

Referendum, vittoria del Si: cosa cambia ora

Iniziato lo spoglio per il referendum sulla riduzione dei parlamentari. In base ai primi exit poll dovrebbe essere in vantaggio il "Si" con circa il 60%-64% delle preferenze e il "No" dovrebbe quindi essere in una forbice tra il 36 e il 40. La prima sezione scrutinata, riporta il ministero dell'Interno, ha visto una vittoria del Si con il 63,3% e il No al 36,67%. Un dato che confermerebbe i primi sondaggi all'uscita dai seggi elettorali. Le proiezioni Rai confermano il Si intorno al 66% e il No al 33%.

L'affluenza, secondo il Viminale, si è attestata al 53%.

Cosa modifica il referendum

Trattandosi di un referendum, consultivo e non abrogativo, non è previsto il quorum. Tutto dipenderà quindi dalla vittoria del si o del no. In caso di vittoria del voto positivo, la riforma sul taglio dei parlamentari voluta fortemente dal Movimento 5 Stelle entrerà in vigore. Bocciata, invece, in caso di vittoria del no.

Il "si" al referendum sul taglio dei parlamentari inciderà in particolare sugli articoli 56 e 57 della Costituzione. Nessuna modifica al funzionamento di Camera e Senato né alle prerogative. Il taglio prevede che il numero dei deputati passerà dagli attuali 630 a 400, mentre i senatori passeranno da 315 a 200.

La nuova legge

La legge non è ancora operativa: serviranno 60 giorni prima della sua entrata in vigore. L'attuale parlamento resta pienamente legittimo e non cambia in alcun modo la sua conformazione. I collegi verranno ridisegnati in base alle modifiche. Camera e Senato cambieranno però la rappresentanza. Ora il rapporto è di un deputato ogni 96mila abitanti, mentre il taglio cambierebbe la proporzione di 1 su 151 mila. Il Senato ha una rappresentanza di un senatore ogni 188 mila abitanti, con il taglio uno ogni 302 mila.

Come scrive il Corriere della Sera, ci sono alcune regioni penalizzate da questa riforma. "Per alcune regioni, come Basilicata, Molise e Umbria, il taglio è di circa il 33%, per altre si arriva al 39; in Abruzzo c’è un deputato ogni 145 mila abitanti, in Liguria poco meno (uno ogni 157 mila)" spiega il sito del Corsera. Problemi di rappresentanza anche per il Veneto in Senato, che perde un terzo degli eletti, mentre la Basilicata addirittura il 57%.

Lo spread scende

Il risultati del referendum sembrano essere apprezzati anche dal mondo finanziario che vede allontanarsi un possibile rischio di stabilità del governo. Lo spread Btp/Bund è immediatamente sceso di quattro punti dopo i primi exit poll.

Il "Si" esulta

Il fronte del Si e in particolare il Movimento 5 Stelle esulta per la vittoria al referendum per la riduzione dei parlamentari. Il capo politico dei grillini, Vito Crimi, ha parlato nella Sala della Lupa a Montecitorio di un risultato importante. "È la dimostrazione che il M5S per l’ennesima volta è riuscito a interpretare con ampia conferma dal voto l’interesse dei cittadini abbiamo dimostrato di essere il motore e il traino di questa legislatura. Ringrazio Luigi che ha creduto tantissimo in questa riforma". Il riferimento è al suo precedessore quale guida politica pentastellata, Luigi Di Maio. Poi Crimi ha lanciato la sfida per la riduzione delle indennità. Di Maio ha poi parlato in conferenza stampa esultando per la vittoria e dicendosi molto "orgoglioso" di quanto avvenuto.

Il Partito democratico celebra la vittoria ma senza particolare enfasi in tutti i suoi rappresentanti. Molti all'interno dei dem avevano annunciato il proprio impegno per il "No". Tra i favorevoli, Andrea Romano, che ad AdnKronos ha dichiarato che si tratta di "un risultato soddisfacente che conferma le ragioni del sì riformista del partito democratico fermo restando il rispetto delle ragioni del no".

I commenti del fronte del "No"

"Se come sembra siamo di fronte all'affermazione del Sì al referendum il dato che appare chiaro è che l'attuale parlamento non può votare il presidente della Repubblica". È con queste parole che il deputato della Lega, Edoardo Rixi, ha commentato i primi risultati del voto del referendum ad AdnKronos. "La riforma prevede che ci siano 600 parlamentari, non gli attuali 945, un collegio di voti decisamente diverso" ha ricordato il deputato ligure del Carroccio. Più netto invece Gian Marco Centinaio, che ammette la sconfitta.

Nazario Pagano di Forza Italia, uno dei promotori del Comitato del No, ricorda sempre ad AdnKronos la difficoltà della campagna: "C'è soddisfazione rispetto ai blocchi di partenza quando la partita era data per persa ma c'è anche l'amaro in bocca perché se, come avevamo chiesto noi del comitato del No, si votato ad ottobre sono convinto che avrebbe vinto il No". "Abbiamo avuto solo due settimane per fare campagna elettorale, peraltro nella confusione della campagna delle regionali - ha detto il forzista - Eppure in solo due settimane c'è stata l'ascesa impressionante del No. Se avessimo avuto due settimane in più, avremmo vinto, ne sono profondamente convinto. Questo ci stimola a proporre nel più breve tempo possibile una vera riforma costituzionale che supero questa espressione della demagogia e dell'antipolitica".

Parla anche il senatore del Pd Francesco Verducci, tra i sostenitori del No, che ad AdnKronos dice: "Vediamo se si conferma. Se il No sfiora il 40 per cento è un risultato importantissimo, oltre ogni aspettativa". "Se si fosse votato solo per il referendum, con una reale par condicio informativa nelle TV ed una campagna che fosse durata di più, la partita sarebbe stata reale e aperta.

I cittadini hanno capito l'importanza della posta in gioco: il rischio di perdere rappresentanza", ha concluso Verducci.

Commenti