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Report su Reggio Emilia. "Le cosche votano Pd". E la Procura non indagò

Gli 007 nel 2013 scrissero: "La 'ndrangheta ha già le mani sugli appalti post sisma"

Report su Reggio Emilia. "Le cosche votano Pd". E la Procura non indagò

E adesso Reggio Emilia freme. Il giorno dopo l'addio dell'ex procuratore capo Marco Mescolini, colpevole secondo il Csm di «aver arrecato un vulnus all'immagine della Procura» perché «aveva a cuore le sorti degli esponenti politici locali del Pd», in città si respira una strana aria. In strada, nelle redazioni dei quotidiani locali e dei siti di informazione, sui social da giorni rimbalza una domanda: davvero ci sono delle carte che inguaiano il Pd? E qualcuno avrà il coraggio di tirarle fuori?

In effetti qualche sottovalutazione dei rapporti tra Pd e 'ndrangheta c'è stata. Quando si ha a che fare con le infiltrazioni della criminalità organizzata nella vita politico-amministrativa - in questo caso della ormai potentissima famiglia Grande Aracri di Cutro, provincia di Crotone - ad accorgersene per primi sono i nostri servizi segreti. Nel gennaio di otto anni fa, sulla scrivania del Comando provinciale dei carabinieri di Reggio Emilia, arrivò una relazione dell'Aisi: «A ulteriore conferma del quadro indiziario già fornito» si chiede alla Procura di indagare sul conto di Maria Sergio, «allora dirigente del Servizio pianificazione e qualità urbana del Comune reggiano».

Nel rapporto Aisi, subito girato dai carabinieri al Procuratore della Dda Giorgio Grandinetti, si riferiva una circostanza molto grave. Uno dei Grande Aracri, l'avvocato Domenico, fratello del capo famiglia Nicolino, avrebbe avuto rassicurazioni sull'assegnazione di alcuni appalti pubblici per i lavori di ricostruzione post-terremoto in Emilia-Romagna. Un favore, insomma, «nonostante la Sergio fosse decaduta nel 2010 dall'incarico di dirigente del servizio edile municipale». Perché a detta degli 007 la Sergio «continuerebbe ad esercitare, in virtù del suo ruolo di controllo sulla pianificazione urbanistica, una forte influenza sull'attività del comparto edilizio». Non basta. Secondo i servizi segreti la donna avrebbe già favorito alcuni imprenditori in odore di 'ndrangheta, inserendo alcuni terreni nel Regolamento urbanistico edilizio del 2009» e favorendo una concessione edilizia a una ditta vicina alle cosche «ancor prima dell'approvazione della variante di destinazione e senza che fossero previste le opere di urbanizzazione». Nel report - che Il Giornale ha avuto modo di visionare - si fanno anche nomi, circostanze, parentele con i boss facilmente dimostrabili, eccetera. Grandinetti lo consegnò brevi manu a Mescolini in data 7 febbraio 2013 «per le sue determinazioni». Quello che è interessante sapere è che la Sergio al tempo era la moglie dell'allora capogruppo Pd Luca Vecchi, anch'egli citato nel rapporto, e secondo i servizi «la nomina della Sergio sarebbe stata una contropartita per l'appoggio elettorale fornito dalla locale comunità calabrese». Oggi Vecchi è sindaco di Reggio Emilia dopo essere stato il fedele vice dell'ex ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. Che nel 2009, prima delle elezioni, era andato con altri candidati in Calabria proprio a Cutro, feudo dei Grande Aracri, alla festa del Cristo Redentore, vedendo imprenditori locali e stringendo mani.

«È stato un comportamento inopportuno che ha oggettivamente rafforzato la 'ndrangheta».

A dirlo non sono i giornali ma i giudici del maxiprocesso Aemilia nella sentenza che ha portato a centinaia di condanne tra gli appartenenti alla cosca Grande Aracri, tra rito ordinario e abbreviato, e ha stabilito che la Regione rossa dove il Pd governa da 80 anni, è stata permeata dalla 'ndrangheta.

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