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I rifiuti di Roma? Raggi li spediva alle Azzorre

Così la Raggi inviava nelle isole i rifiuti della Capitale mentre con i 5S manifestava contro il nuovo impianto

Rifiuti al termovalorizzatore? Sì, se è quello delle Azzorre

Roma-Terceira: un viaggio di sola andata per la «monnezza» della Capitale. Il comune di Roma all'epoca dell'ex giunta grillina guidata da Virginia Raggi avrebbe spedito i rifiuti, prodotti dai 2milioni e 800mila romani, a bruciare nell'Oceano Atlantico. Precisamente nel termovalorizzatore di Terceira, isola dell'arcipelago delle Azzorre in Portogallo. La spazzatura romana, dopo un giro infinito e trattative tra broker e società di smaltimento, sarebbe finita proprio nell'impianto (termovalorizzatore) tanto contestato e criticato dal M5s. E soprattutto per decisione politica, anche se indiretta, presa da un sindaco grillino. Ovviamente, con costi triplicati rispetto all'ipotesi in cui il termovalorizzatore fosse stato costruito a Roma. Un capolavoro di demagogia e spreco. Un paradosso. Se si pensa alla battaglia portata avanti in queste ore dal M5s con Raggi in testa contro il piano rifiuti elaborato del sindaco di Roma Roberto Gualtieri che prevede la costruzione di un termovalorizzatore in città da 600 mila tonnellate l'anno. Una decisione (quella di Gualtieri) che ha aperto una profonda spaccatura anche nell'alleanza tra Pd e Cinque stelle. Tre giorni fa, l'ex sindaco Raggi è scesa in piazza al fianco di Legambiente contro i termovalorizzatori, usando parole dure: «Sono assolutamente contraria all'inceneritore. Si tratta di una tecnologia vecchia, superata. Quando ero sindaco avevamo pronto un piano rifiuti senza inceneritori». Come darle torto. Non serviva un termovalorizzatore per la città di Roma: bastava l'impianto delle isole Azzorre «usato» dalla Raggi per bruciare i «suoi» rifiuti. Quando i Cinque stelle erano alla guida della città non esitavano a spedire i rifiuti nel termovalorizzatore realizzato in un'isola dell'oceano Atlantico. Insomma: «i rifiuti bruciamoli pure. Ma non nel nostro giardino», sembra questo lo slogan. Più cinicamente: il termovalorizzatore se si trova alle Azzorre non inquina. Una fonte interna al Campidoglio svela al Giornale il giro che faceva la monnezza romana durante l'era Raggi. «L'amministrazione grillina sin da subito si è schierata contro la soluzione di un termovalorizzatore. Roma era in perennemente in emergenza dal 2013, anno dell'incendio alla discarica di Malagrotta. La Capitale produce 3mila tonnellate al giorno di rifiuto indifferenziato, non trattabile che viene trasportato fuori Regione oppure in Paesi esteri tra cui Olanda, Germania e Portogallo. Operano dei veri e propri broker della monnezza che offrono lo smaltimento dei rifiuti. In molti casi l'amministrazione non è a conoscenza della destinazione finale del rifiuto. Durante l'era Raggi una parte di rifiuti non trattabili finiva nell'inceneritore di Terceria, un impianto costruito da una società italiana, Termomeccanica Ecologia di La Spezia, in grado di bruciare 40mila tonnellate di rifiuti l'anno. Compresi quelli che arrivavano da Roma». Accade ancora oggi? «No, con l'arrivo di Gualtieri nel 2021 i rifiuti di Roma non finiscono più nel termovalorizzatore dell'arcipelago Azzorre. Gualtieri ha revocato la decisione della Raggi», assicura la fonte interna al Campidoglio. La Capitale produce 1.700.000 tonnellate di rifiuti all'anno: 3000 tonnellate al giorno sono rifiuti indifferenziati non trattabili. Il Comune di Roma spende 200 milioni di euro all'anno per spedire l'immondizia fuori città. Nei 200 milioni erano comprese anche le spese per bruciare la spazzatura nell'impianto delle Azzorre.

Con la benedizione dei Cinque stelle.

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