Cronaca giudiziaria

Rigopiano, 8 condanne: "Non basta"

All'ex prefetto Provolo 1 anno e 8 mesi, 22 assolti. Le famiglie: "Ci aspettavamo di più"

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«Si sono messe in mezzo fra me e Desirée. Stavamo discutendo, lei è corsa in bagno, loro sono intervenute per bloccarmi. Ho tirato fuori la pistola e ho sparato». Una confessione choc quella del maresciallo della Guardia di Finanza Christian Sodano, 27 anni, che martedì pomeriggio ha ucciso Renée Amato, 19 anni, e Nicoletta Zomparelli, 46 anni, madre e sorella della sua ex fidanzata, Desirée, 23 anni ancora da compiere. Una completa ammissione di colpa messa nero su bianco davanti al pm della Procura di Latina e agli uomini della squadra mobile che l'hanno fermato in un appartamento popolare del capoluogo pontino subito dopo la strage. Affacciato alla finestra, il finanziere si è lasciato ammanettare senza fare storie.

Il delitto di San Valentino si consuma a Cisterna, in via dei Monti Lepini. Christian, che ha passato la notte nella villetta della famiglia Amato, torna dalla ragazza per chiarire. I due si sono lasciati. Lei vuole chiudere, lui non ci sta. Volano parole grosse, lui minaccia la 22enne con la pistola, lei dal salotto corre in bagno. Si chiude a chiave e urla. Chiede aiuto Desirée, accorrono la mamma, agente immobiliare, e la sorella più piccola. Lui non ci pensa un solo istante e spara con la calibro 9x21 d'ordinanza. Oltre sei i colpi repertati dalla polizia scientifica che ha effettuato i rilievi sulla scena del crimine. L'arma abbandonata sul divano, Desirée in fuga. «Sentivo gli spari, dal bagno sono scappata in camera di mia sorella. Ho aperto la finestra e sono uscita. Mi sono nascosta dietro la legnaia, lo sentivo che prendeva a calci la porta del bagno. Allora sono passata per un buco nella rete di recinzione e sono scappata in strada». Arriva a un distributore di benzina, Desirée, qui ferma una radiomobile dei carabinieri. I militari si precipitano a casa della ragazza dove trovano le due donne, ormai senza vita, a terra. Nel frattempo Sodano è in fuga. Sale sulla sua Audi e corre a nascondersi in un appartamento al quartiere Q4 di Latina. Chiama uno zio che allerta immediatamente la polizia. «Andate lì, è disarmato».

L'uomo, al termine di un lungo interrogatorio, è stato rinchiuso in carcere. Duplice omicidio aggravato e tentato omicidio, le accuse.

Aggravanti l'appartenenza alle forze dell'ordine, l'aver agito su persone cui era legato da vincoli affettivi e i futili motivi.

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