Guerra in Ucraina

Chi sono (e cosa facevano) i 30 diplomatici russi espulsi dall'Italia

Ecco come agiscono i nostri 007 in questi casi

Chi sono (e cosa facevano) i 30 diplomatici russi espulsi dall'Italia

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio per motivi legati "alla nostra sicurezza nazionale" ha deciso di espellere dall'Italia 30 diplomatici russi.

I motivi alla base della decisione sono molteplici: innanzitutto per rispondere a quanto fatto dagli altri Paesi Europei. Ad esempio, la Germania ne ha allontanati 40, la Francia 35 e la Spagna 25. Ma soprattutto perché la lista delle persone non gradite e da rimpatriare entro 72 ore è stata stilata dall'Aisi, l'Agenzia di informazioni e sicurezza interna. Il lungo elenco comprende almeno 25 persone di cui si ha la certezza che siano agenti segreti o reclutatori di spie aggregati ad una delle tre sigle di servizi segreti russi: Syr, Fsb e Gru. Quest'ultime si occupano di spionaggio all'estero, intelligence militare e sicurezza interna. Come riporta il Corriere della Sera, si tratta di individui con i compiti più diversi accreditati presso l'ambasciata di Mosca a Roma. Oltre a primi e secondi segretari ci sono consiglieri, addetti militari, impiegati e rappresentanti commerciali. I tre settori in cui si dividono, come intuibile, sono la difesa, il commerciale e l'amministrativo. Il loro accredito alla Farnesina non è stato altro che una copertura. Infatti, per l'Aisi si tratta di agenti speciali incaricati di muoversi in ambiti istituzionali italiani o di altre rappresentanze diplomatiche per ottenere informazioni riservate o agganciare persone in grado di fornire notizie che in qualche modo possano aiutare la Russia. Ma anche responsabili di attività commerciali in grado di destreggiarsi tra le imprese.

Come agiscono i nostri 007

Le persone che sono state espulse erano state individuate già da tempo grazie all'azione di controspionaggio italiana. Infatti, erano stati catalogati come agenti segreti. I nostri 007 ne stavano seguendo l'operato. Il loro allontanamento più che a una mossa strategica corrisponde a una mossa politica, come fosse un'ulteriore sanzione nei confronti di Putin. Nella normalità, quando una spia viene scoperta non lo si comunica al governo straniero. Rimanendo in silenzio è più semplice continuare a osservare l'operato della spia e in caso rispondere alle sue mosse. La sua sostituzione non porta ad altro che il dover ricominciare da capo il lavoro di controspionaggio.

Il precedente

Un anno fa, l'ufficiale della Marina Walter Biot è stato accusato di aver ceduto, per poche migliaia di euro, ai russi delle informazioni (fotografie e documenti) coperte dal segreto militare. Anche in questo caso i due reclutatori, Alexev Nemudrov, addetto navale e aeronautico all'ambasciata a Roma e l'impiegato dello stesso ufficio Dmitri Ostroukhov, furono espulsi.

In attesa che si decida sul conflitto di giurisdizione tra il tribunale ordinario e il tribunale militare, il processo nei confronti di Biot è stato rinviato. In ogni caso, la presidenza del Consiglio e il ministero della Difesa si sono già costituiti parte civile.

Questi sono alcuni casi in cui le decisioni prese hanno dei connotati politici ma nella maggior parte dei casi il lavoro resta sottotraccia. Sia perché è meglio conoscere le spie che si ha dentro casa, sia perché ad ogni azione diplomatica corrisponde una reazione del Paese che ha subito l'atto. Nel caso di Biot, infatti, Mosca ha immediatamente rimpatriato il nostro addetto militare dell'ambasciata italiana. Per adesso, si attende la risposta russa in seguito all'espulsione dei suoi 30 titolari di passaporto diplomatico dal suo italiano.

Molto probabile che faccia lo stesso con altrettanti rappresentanti del Belpaese e di tutti gli altri Paesi europei.

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