Cronache

Il risveglio di Noemi: "Voglio la mamma e le mie bambole"

La piccola ferita nell'agguato di Napoli ha vinto la battaglia. I medici: «È stata grande»

Il risveglio di Noemi: "Voglio la mamma e le mie bambole"

Ogni bambina che apre gli occhi e chiede di avere accanto la mamma e le proprie bambole ci ricorda che Dio non è ancora stanco degli uomini; lo sapppiamo, l'aforisma di Tagore non dice esattamente così, ma la variante rende bene l'idea del miracolo che è avvenuto all'ospedale «Santobono» di Napoli: qui ieri Noemi, la bimba di quattro anni colpita per sbaglio da un proiettile vagante durante una sparatoria in centro, ha preso a respirare autonomamente, ha dormito senza problemi e, quando si è risvegliata, ha detto: «Dov'è la mia mamma? Dove sono le mie bambole?». Sembra la frase uscita da una favola, ma alle favole è bello credere se sanno trasformarsi in carezze per l'anima.

E non c'è gioia più bella per noi genitori di condividere la felicità per una notizia che aspettavamo con un misto di speranza e preoccupazione. Grazie a Dio (e ai medici del «Santobono») ha vinto la speranza: Noemi sta meglio, non è più in pericolo di vita, guarirà senza portare sul suo corpo i segni dell'incubo che ha rischiato di trascinarla via. Per sempre. Poco ci è mancato, infatti, che l'agguato criminale di un sicario contro un pregiudicato troncasse l'esistenza di Noemi. Lei, un attimo prima di essere centrata dal piombo del killer, stringeva la mano della nonna. Siamo stati vicinissimi a che la tragedia compisse per intero la parabola più drammatica. E invece quello che sarebbe stato giusto che accadesse, è accaduto davvero: Noemi è salva. L'intero reparto pediatrico ieri si è sciolto in un applauso. Dopo sette giorni di coma indotto, la piccola - recita l'ultimo bollettino medico - «è stata portata ad uno stato di sedazione non profonda e attualmente evidenzia una valida respirazione spontanea, supportata da ossigeno ad alti flussi, senza necessità di ventilazione meccanica».

Fonti sanitarie rivelano, inoltre, che la piccola «ha aperto gli occhi» e detto le sue prime parole: «Voglio la mia mamma e le mie bambole». «Voglio». E dietro questo verbo così forte c'è il coraggio di una bambina che ha combattuto come un cucciolo di leone. «È stata grande», dicono i medici. Ha sconfitto la più pericolosa delle insidie della savana di una metropoli: trovarsi nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Esattamente come alle 17.15 di quel «tranquillo» pomeriggio di venerdì 3 maggio in piazza Nazionale nel cuore di Napoli, devastato improvvisamente da un feroce regolamento di conti fra camorristi. Noemi, ferita, arriva al «Santobono» in condizioni gravissime: entrambi i polmoni trapassati da un proiettile «di guerra» bloccato tra le costole.

Dopo ore di angoscia, la prima operazione; poi, il giorno successivo, un altro intervento. La situazione si stabilizza e diventa gradualmente meno allarmante. Fino alla svolta decisiva: «La piccola è stata sottoposta a broncoscopia sia a destra che a sinistra così da permettere di liberare i bronchi da muchi e coaguli». La prognosi rimane riservata, ma la bimba sarà pienamente recuperata.

Ci vorrà una lunga convalescenza, ma Noemi tornerà a giocare con le sue bambole. Intanto oggi il primo dei suoi desideri - vedere la mamma - potrebbe essere già esaudito.

La famiglia ringrazia per la solidarietà: «Abbiamo sentito l'affetto di un intero Paese».

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