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Rivolta nel Sudafrica in ginocchio. Violenza nelle strade: 45 morti

Ottocento arresti e saccheggi ovunque per l'arresto del presidente Zuma. Paese a pezzi dopo il Covid

Rivolta nel Sudafrica in ginocchio. Violenza nelle strade: 45 morti

È di almeno 45 morti e 800 arresti il bilancio delle proteste e dei saccheggi in corso in diverse città sudafricane da giovedì scorso: le violenze sono scoppiate dopo la carcerazione dell'ex presidente e compagno di lotte di Nelson Mandela, Jacob Zuma, condannato dalla Corte Suprema a 15 mesi di reclusione per oltraggio e reticenza, ma anche alla situazione d'incertezza economica e sociale causata dalla pandemia di coronavirus. Filmati diffusi sui social media mostrano decine di persone, tra domenica e lunedì, assaltare e saccheggiare negozi e botteghe in diverse città: a KwaZulu-Natal, città natale di Zuma, diversi filmati mostrano un grosso incendio appiccato in un centro commerciale mentre decine di manifestanti lo saccheggiano.

Le proteste, animate in particolare dai sostenitori di Zuma, convinti che l'ex-presidente sia vittima di una caccia alle streghe, orchestrata dagli alleati dell'attuale capo di Stato Cyril Ramaphosa, sono attualmente di fronte a un bivio: forzare i toni o ritirarsi. Ramaphosa, in un discorso televisivo, ha fatto appello alla calma, affermando che le persone «possono essere ferite e arrabbiate» ma che al contempo «non c'è giustificazione» per la violenza. Zuma, attualmente detenuto al Centro correzionale di Estcourt, è stato incarcerato per aver sfidato un ordine del tribunale che gli imponeva di testimoniare nell'ambito di un'inchiesta statale che indagava su casi di corruzione ad alto livello, di appropriazione indebita e di distrazione di fondi pubblici durante il suo mandato come presidente, tra il 2009 e il 2018. L'ex presidente respinge in toto le accuse a suo carico. L'appello di Zuma è stato respinto venerdì scorso da un tribunale regionale.

Ma non è solo la politica a spingere tanti sudafricani alla protesta. Con oltre 16 mila casi di Covid-19 al giorno, il Paese si conferma uno dei più colpiti del continente africano ed anche uno dei più in difficoltà sotto il profilo della campagna vaccinale e dei dati economici. Il sindacato Solidarity, che rappresenta la minoranza afrikaner, ha chiesto al governo la privatizzazione della campagna vaccinale: «Il governo fa da collo di bottiglia» per gli appalti e la distribuzione dei vaccini, si legge in un loro comunicato stampa. Il Paese è attualmente a livello di «allerta 4» per quanto riguarda la pandemia, un gradino sotto l'allarme massimo: coprifuoco notturno tra le 21 e le 4, scuole chiuse fino al 26 luglio, come anche chiuse restano attività come ristoranti e bar. La terza ondata sudafricana è «molto più grave delle due precedenti» afferma il governo che, da una parte sta valutando la riapertura parziale di alcune attività, dall'altra ha esteso il divieto di vendita di bevande alcoliche e qualsiasi tipo di riunione pubblica per le prossime due settimane.

Un ulteriore elemento di stress e di esasperazione per la popolazione: l'associazione nazionale di produttori di birra (Basa) sostiene che le imposizioni sull'alcol mettano a rischio 4.

600 lavoratori del settore mentre lo stesso Ramaphosa sostiene che il proibizionismo, in questo momento, serve a ridurre la pressione sugli ospedali perchè ci sono meno ricoveri per incidenti stradali o intossicazioni da alcol.

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