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Le ambiguità di Letta & Co sulla guerra

Le ambiguità di Letta & Co sulla guerra

Le guerre definiscono sia le nazioni che le posizioni politiche, perché di fronte a una guerra non puoi fare il pesce in barile con parole generiche perché non basta deplorare la guerra «in sé». La «guerra in sé» non esiste. Esistono le vere guerre. E va riconosciuto il senso di responsabilità grazie al quale i tre partiti di centrodestra si presentano. Agli elettori permettono di dire da che parte stanno. Giorgia Meloni è stata la più veloce nel dichiarare una chiara posizione occidentalista. Berlusconi lo ha ripetuto da trent'anni senza equivoci benché lui sia stato probabilmente la persona più amareggiata e delusa dalle imprese di Putin, che lui aveva cercato di radicare, anche attraverso l'amicizia, nel campo occidentale. E Salvini - cui vengono continuamente ritualmente rinfacciate le famose e vecchie magliette putiniane - ha assunto la stessa posizione concentrandosi sui gravi danni economici scatenati dalla guerra e dalla speculazione che ha tratto profitti miliardari dal rincaro energetico.

Intanto, la sinistra non riesce tuttora a distinguere il bene dal male, il vero dal falso e l'aggressore dall'aggredito a causa delle vecchie e nuove alleanze scelte da Letta. Sicché oggi il centrodestra garantisce l'appartenenza all'Occidente. Sia pure con posizioni diverse come è bene che accada fra alleati simili ma non identici. Dunque ancora una volta il centrodestra garantisce i valori fondamentali, il centrosinistra

soltanto dubbi e ripensamenti sulla base di piccoli calcoli, in genere sbagliati.

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