Cronaca locale

Ruba da Prada e rivende su internet. Denunciata l'addetta alle pulizie

La 62enne albanese ha fatto sparire vecchi prototipi da 300mila euro

Ruba da Prada e rivende su internet. Denunciata l'addetta alle pulizie

Ascolta ora: "Ruba da Prada e rivende su internet. Denunciata l'addetta alle pulizie"

Ruba da Prada e rivende su internet. Denunciata l'addetta alle pulizie

00:00 / 00:00
100 %

Mentre faceva le pulizie di sera negli studi di progettazione e produzione del quartier generale del Gruppo Prada, ha fiutato l'affare e ha allungato le mani. Come poi pensasse di poterla fare franca - dopo aver rubato per mesi una quarantina di capi di lusso, tra nuovi prototipi e pezzi unici di vecchie collezioni, per poi rivenderli online - è tutta un'altra storia. Comunque non ha fatto scenate e ha consegnato docilmente tutto il materiale ancora in suo possesso ai carabinieri della stazione Moscova, la colf albanese di 62 anni, impiegata alle dipendenze di una società bergamasca di pulizie che ha in appalto i locali milanesi tra via Bergamo e via Fogazzaro, in zona Monforte. Ovvero proprio dove i direttori artistici della griffe, Miuccia Prada e Raf Simons, insieme loro staff, creano e realizzano le collezioni uomo donna poi vendute in tutto il mondo. Insieme alla donna delle pulizie, denunciata a piede libero per furto aggravato, sono state accusate di ricettazione la nuora e la sorella, rispettivamente di 32 e 34 anni, che hanno organizzato e si sono occupate personalmente della vendita online dei capi, valutati ben oltre i 300mila euro ufficiali.

A sporgere più denunce, a partire da marzo, nella caserma di via Moscova, sede del comando provinciale dell'Arma, sono stati il responsabile della security e l'amministratore delegato del Gruppo Prada con una procura firmata da Miuccia Prada e dal marito Patrizio Bertelli. Va precisato infatti che la scomparsa di quei capi - che all'improvviso sembravano essere stati inghiottiti dai muri - all'inizio in via Fogazzaro era quasi passata inosservata, visti i vari passaggi tra le sartorie e gli uffici stile. «Quando non si trovavano quel cappotto o quella tuta si pensava fossero nelle mani di qualche altro addetto ai lavori. E così via di seguito, tant'è che per un po' non sono nati sospetti. Fino al momento in cui le sparizioni sono diventate prima davvero inspiegabili e poi decisamente troppe» spiegano i carabinieri.

Da lì le indagini coordinate dalla procura milanese che, grazie all'acquisizione e all'analisi dei filmati delle telecamere di videosorveglianza, hanno portato alla 62enne e alle due complici. In particolare la donna delle pulizie è stata «immortalata» dagli occhi elettronici mentre, di sera, per portarli via, infilava nelle borse - e in alcuni casi indossava - i capi lasciati sui tavoli degli uffici ormai chiusi.

Parallelamente gli investigatori dell'Arma sono riusciti a risalire all'account della piattaforma online «Vinted» su cui, messi in vendita dalle complici della donna, i preziosi abiti venivano presentati molto bene e completi di codice identificativo, ma naturalmente a prezzi assai inferiori al loro valore reale. Sempre dall'inchiesta è emerso che il codice alfanumerico associato ai capi corrispondeva a un indirizzo fittizio di Pioltello, località milanese di residenza della 62enne albanese e che, guarda caso, corrisponde alla sede, ora dismessa, di una vecchia caserma dell'Arma dei carabinieri.

Ancora sconosciuto invece l'autore del furto da 90mila euro nel magazzino del negozio Hermès di via Montenapoleone.

Dove, ad agosto, si era scoperta la sparizione di quattro borse, tra cui una pregiatissima Birkin modello «Himalaya» in pelle di alligatore che da sola vale oltre 50mila euro.

Commenti