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La Schlein si dimentica di essere femminista: silenzio sulla vignetta sessista contro la Meloni

I giornali di sinistra snobbano il caso. Travaglio da ridere: non era offensiva

La Schlein si dimentica di essere femminista: silenzio sulla vignetta sessista contro la Meloni

Neanche dopo due giorni è arrivata una parola di solidarietà da Elly Schlein alla sorella della Meloni, Arianna, tirata in mezzo da una vignetta in stile Alvaro Vitali sul Fatto (lei è a letto con un amante di colore come sostituzione etnica, da sbellicarsi dal ridere). L'avesse fatto un giornale di destra (sulla moglie di un ministro del Pd, ad esempio) sarebbe scoppiato il finimondo. Invece, se la donna colpita è una parente della Meloni, e per giunta moglie di uno di Fdi (Lollobrigida), niente solidarietà femminile, nessun allarme sulla violenza contro le donne, tutto a posto così. Silenzio dalla leader del Pd, in altri casi preoccupatissima di diritti e discriminazione sessuale, mutismo dalle paladine del rispetto delle donne come Laura Boldrini e intellettuali femministe a vario titolo, altrimenti sempre pronte a segnalare discriminazioni e offese di genere. Invece sorella Meloni sta bene così, che problema c'è, è satira, e fatevela una risata. Sintomatico anche lo spazio residuo che alla vicenda hanno dedicato i giornali di area, sempre attenti alle questioni sessiste. Per Repubblica l'attacco alla Meloni non merita più di una schedina di poche righe a pagina 11 (senza dimenticare di citare Gianfranco Fini secondo cui la sostituzione etnica paventata da Lollobrigida «è una colossale schiocchezza»), nessuna richiamo in prima pagina. Sul femministissimo Manifesto manco una riga. Anche sul quotidiano Domani, edito da Carlo De Benedetti, il caso è come se non fosse mai successo (mentre ci sono ben tre pagine sull'attuale regime fascista, tra la Predappio «Betlemme dell'estrema destra», l'analisi storica sui «maschi fascisti che non piangono» e una psicanalisi di Lollobrigida che spiega come i, mentre si spiega che la sostituzione degli italiani con i migranti esista «solo nei retropensieri del ministro», vittima di «mitologie reazionarie e falsificazioni di bassa lega». E la moglie bullizzata nella vignetta di Travaglio? Non pervenuta, non è neppure nei retropensieri del Domani. La Stampa, molto impegnata sul fronte dei pari diritti, spende sì un pezzo, compensato però da un commento in cui si spiega che è satira, se ne facciano una ragione a casa Lollobrigida. Per il Riformista invece, per quanto non filo-governativo, la vignetta non è satira ma «un distillato di razzismo e sessismo che ricorda lo stile dei Farinacci e dei gerarchi fascisti più volgari» scrive il direttore Piero Sansonetti in prima pagina. Invece il direttore del Fatto, Marco Travaglio, in un editoriale fa il verso dei cinegiornali fascisti per sfottere chi parla di sessismo e spiega che è tutto il contrario. Arianna Meloni, a sentire Travaglio, dovrebbe essere onorata di figurare lì, perché «è la figura positiva della vignetta», è stata «scambiata per vittima», anche se lei stessa non l'ha capito e, vedendosi ritratta in quel modo si è persino risentita. La colpa è di chi se l'è presa perchè in fondo è razzista. «Se il maschio nel letto fosse stato bianco anziché nero, lo sdegno si sarebbe almeno dimezzato», spiega il direttore del Fatto, in vena di comicità. Anche una autorità del settore, Fiorello, ha commentato il caso in radio: Ricordiamoci che la satira è satira, anche quella più brutta perché questa è brutta, brutta, brutta. Ma se lo avessero fatto a te?», gli chiedono in studio e Fiorello urlando e gesticolando in modo scherzoso risponde: «Mi sarei arrabbiato come una bestia».

Risate in studio.

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