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Se l'Anpi fa la guerra ai raduni degli alpini

Torna domani la consueta adunata degli Alpini e puntualmente si rifà viva la fanfara antimilitarista tra pacifisti, Anpi, femministe e antifascisti

Se l'Anpi fa la guerra ai raduni degli alpini

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Torna domani la consueta adunata degli Alpini e puntualmente si rifà viva la fanfara antimilitarista tra pacifisti, Anpi, femministe e antifascisti. Due anni fa aveva fatto discutere la polemica sollevata dal collettivo femminista di «Nonunadimeno» secondo cui all'adunata di Rimini erano avvenute «centinaia di molestie». In quel caso l'Associazione nazionale Alpini aveva sottolineato come non risultasse «alcuna denuncia alle forze dell'ordine». L'attacco delle femministe aveva generato una campagna mediatica a tratti diffamatoria contro gli alpini, finiti al centro di una bufera per un combinato disposto di anti-militarismo, anti-patriottismo e politicamente corretto.

Da domani a domenica gli alpini tornano a riunirsi, questa volta a Vicenza. Per l'occasione in città sono previste circa 500.000 persone con una ricaduta di milioni di euro per il territorio, oltre a numerose autorità presenti tra cui il Ministro della Difesa Guido Crosetto. L'adunata degli alpini non ha solo una valenza militare e sociale ma anche identitaria poiché si tratta di uno dei corpi più nobili dell'esercito italiano che ha difeso la patria in gloriose battaglie. Eppure, invece di considerarli un patrimonio nazionale condiviso, i soliti noti si sono distinti anche in questa occasione.

In una nota congiunta dell'Anpi, della Flc-Cgil di Vicenza e delle associazioni pacifiste Movimento Internazionale Riconciliazione (Mir), Salam Ragazzi dell'Olivo, Siamo Vicenza si esprime: «preoccupazione per i disagi e l'impatto per la città di tale evento, dal punto di vista organizzativo, dal punto di vista ecologico e sostenibile e per la retorica militare che purtroppo non è solo prettamente storica, commemorativa e civile».

Se non fosse già di per sé lunare la prima parte del comunicato, gli antimilitaristi di professione puntano il dito contro le scuole cittadine «colpevoli» di aver invitato gli studenti a visitare l'accampamento degli alpini previsto per la tre giorni vicentina. Gli stessi che difendono la decisione di chiudere le scuole per il ramadan criticano gli istituti scolastici che tributano un'istituzione della Repubblica.

Secondo l'Anpi e i pacifisti: «negli ultimi anni su tutto il territorio nazionale è in aumento la presenza di forze militari armate nelle scuole pubbliche grazie a protocolli d'intesa con gli uffici scolastici; così come la collaborazione tra le industrie militari nelle Università e negli Enti di Ricerca». La presenza dei militari nelle scuole per giornate formative in cui raccontare l'attività dell'esercito italiano viene descritta come se fosse uno scandalo e non un'importante iniziativa civica e pedagogica.

D'altrocanto un certo antimilitarismo è un sentimento diffuso in Italia: solo pochi giorni fa la Meloni è stata attaccata per aver passato in rassegna le truppe su un mezzo militare scoperto. Peccato che si tratti di una tradizione che, da Mattarella a Guerini quando era Ministro della Difesa, è stata compiuta già numerose altre volte. Eppure, se a passare in rassegna i militari è un leader di destra, si grida alla deriva militarista.

Da un lato ci sono i proclami dei finti pacifisti, dall'altro lo slogan scelto dagli alpini per la loro adunata: «il sogno di pace degli alpini, la differenza sta tutta qui.

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