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Serrande abbassate

Grand Hotel Italia. Le nostre città d'arte di anno in anno si stanno trasformando in luoghi delegati all'accoglienza del turista che espellono i residenti

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Grand Hotel Italia. Le nostre città d'arte di anno in anno si stanno trasformando in luoghi delegati all'accoglienza del turista che espellono i residenti. Lo dimostrano i dati resi noti ieri dall'ufficio studi della Confcommercio e contenuti nello studio «Demografia d'impresa delle città italiane». Tra il 2012 e il 2023, in undici anni, in Italia sono spariti oltre 111mila negozi al dettaglio (il 20,2 per cento del totale) e 24mila attività di commercio ambulante, in parte sostituiti da attività di alloggio e ristorazione (+9.800). Un fenomeno assai più accentuato nei centri storici rispetto alle periferie- Nei 120 comuni al centro dell'analisi negli ultimi 10 anni la densità commerciale è passata da 12,9 negozi per mille abitanti a 10,9 (-15,3 per cento).

Un fenomeno triste, il lato B dell'appeal esercitato da piazza San Marco, dal Colosseo, dagli Uffizi e dallo shopping griffato di via Montenapoleone: Venezia, Firenze, Roma, in fondo anche Milano e Napoli, città di più recente turisticizzazione, hanno centri sempre più a misura di turisti. I residenti stanno sparendo: si spostano in periferia o in provincia respinti dalla gentrificazione dei quartieri e dall'aumento del costo del mattone. Venezia ne è un esempio lampante: nel 2022 la città storica dei sei sestieri, perlustrata ogni giorno da decine di migliaia di visitatori, è per la prima volta scesi sotto i 50mila abitanti (per la precisione 49.665). Nel 1951 erano 174.808, oltre tre volte tanto. Il comune, che comprende anche l'estuario (Lido, Malamocco, Murano, Burano, Torcello eccetera) e la terraferma (Mestre, Marghera, Carpenedo eccetera) assomma 253.704 abitanti, che nel 1971 erano 363.052. I cittadini sono sostituiti dai turisti e i negozi dagli hotel e dai b&b. «È prioritario contrastare la desertificazione commerciale con progetti di riqualificazione urbana per mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività delle nostre città», dice Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio.

Secondo l'Ufficio studi di Confcommercio il commercio di prossimità, quello più penalizzato dal cambio di destinazione dei centri urbani, può salvarsi puntando su efficienza e produttività, anche attraverso la ridefinizione dell'offerta. Anche l'omnicanalità, ovvero una piattaforma di vendita online accattivante e ben funzionante, può essere fondamentale. Certo, la crescita dell'e-commerce (dai 17,9 miliardi del 2019 ai 35 miliardi del 2023) è uno dei fattori che più hanno contribuito ad affossare i piccoli negozi cittadini, assieme al diffondersi dei grandi centri commerciali nell'hinterland, ma allo stesso tempo è anche un'opportunità per il commercio fisico tradizionale.

Quanto alle attività di alloggio, crescono molto al Nord mentre al Sud fanno addirittura boom. Naturlamente non parliamo di alberghi tradizionali, ma di appartamenti sottratti al mercato immobiliare e destinati a ospitare turisti per qualche giorno. Il numero di ristoranti cresce ma c'è il travaso dai bar che si trasformano in ristoranti. Insomma, crescono i numeri, scende la qualità media dell'offerta. Un altro dato che colpisce della ricerca Confcommercio, è il netto aumento delle imprese straniere (+30,1 per cento negli undici anni presi in considerazione) a fronte di un calo di quelle italiane (-8,4).

Non solo: metà della nuova occupazione straniera nell'intera economia (+242mila occupati) è proprio in questi settori (+120mila).

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