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La sinistra si lamenta per le accise alte e poi propone nuove tasse sulle emissioni

Proteste per le imposte sui carburanti, ma è ciò che hanno nei programmi

La sinistra si lamenta per le accise alte e poi propone nuove tasse sulle emissioni

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La fiammata dei prezzi del carburante, che non accenna a diminuire, fornisce insperato carburante per i motori dell'opposizione.

Dal Pd e dintorni, ieri, era tutto un entusiasmante profluvio di accuse al governo Meloni, che non sa tenere a bada gli aumenti esponenziali alle pompe di benzina, e che - dopo aver promesso in campagna elettorale drastici tagli alle accise sui carburanti - ora non interviene per contenere le tasse, e i relativi e assai consistenti (si parla di almeno un paio di miliardi) «extraprofitti» per l'erario.

Da sinistra si reclama insomma un prezzo politico per la benzina. Dimenticando un piccolo particolare: l'aumento delle tasse sui carburanti fossili inquinanti, per penalizzarne il consumo, è uno dei caposaldi della strategia di transizione ecologica supportata dal Pd. Al punto da averlo inserito nel programma elettorale con cui, appena un anno fa, si presentò al voto. In quelle pagine, infatti, si chiedeva «l'adeguamento, a parità di gettito, delle strutture e delle aliquote della tassazione indiretta, in coerenza con lo European Green Deal e con la disciplina europea armonizzata dell'accisa, nonché del bollo auto, in funzione degli obiettivi di progressivo azzeramento delle emissioni di CO2».

Oggi, dal Pd, Arturo Scotto tuona: «Chiamiamo le cose con il loro nome: le accise sono la tassa Meloni. Prima ne prometteva l'abolizione integrale. Appena messo piede a Palazzo Chigi ha eliminato il taglio di Draghi. Ora fa dire ai suoi ministri che le accise finanziano il cuneo fiscale. É il gioco delle tre carte». Critica legittima, ovviamente. Ma è una questione di scelte politiche: si può giustificare una tassa assicurando che i suoi proventi andranno a contribuire alla nobile causa della salvaguardia del pianeta e del suo ecosistema, o che invece vanno a ridurre il cuneo sugli stipendi. Ma nell'immediato, per il cittadino che deve pagare decine di euro in più per il pieno, nell'immediato cambia poco. Denuncia la dem Anna Ascani: «L'esplosione dei prezzi di benzina e gasolio causa il conseguente aumento dei prodotti agroalimentari, cioè una nuova impennata del costo carrello della spesa già oltre le due cifre rispetto all'anno scorso: così si penalizza chi è più debole». E il ragionamento fila, ma certo il carrello della spesa si impennerebbe ugualmente anche se le accise venissero ribattezzate «Carbon Tax». Che Elly Schlein, nel suo (assai prolisso) manifesto programmatico per le primarie, invocava apertamente: «Per poter attuare le politiche necessarie alla conversione ecologica - spiegava la futura segretaria - sarà necessario poter contare su ingenti risorse.

Anche il sistema fiscale va orientato alla transizione ecologica: da tempo molti paesi si sono dotati della cosiddetta Carbon Tax, traducendo in pratica un principio basilare: chi inquina, paga». A cominciare dall'automobilista che fa il pieno di benzina in autostrada?

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