Politica estera

Sommossa di minori: così per le autorità il dialogo è impossibile

Gruppi di 30-50 persone, età tra i 12 e i 18 anni. Il ministero dell'Interno: "Senza interlocutori crisi più difficile"

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Scrutando il caos in cui è piombata la Francia, in crescendo da ormai tre giorni, ci si chiede: perché è così dura sedare la rivolta delle banlieue? Eppure le proteste sono nel Dna della République. Lo stesso Macron ha sempre detto che il confronto anche duro, l'affronto, è la benzina che lo spinge a dare il meglio di sé, e che anima la sua azione politica.

Basta però riavvolgere il nastro al periodo dei gilet gialli, o alla più recente mobilitazione di massa contro la riforma delle pensioni, per cogliere differenze sostanziali tra la protesta odierna e le altre. E capire perché sedare oggi le rivolte venute dalle periferie, in certi casi con i tratti dell'insurrezione, sta diventando una mission impossible anche per un governo che dice di puntare a ripristinare «l'ordine repubblicano». Anzitutto non ci sono interlocutori riconosciuti. Crisi dunque difficile da gestire rispetto alla levata di scudi seguita alla forzatura di Macron sull'età pensionabile. Lì, con i sindacati, un dialogo c'era; mascherato ma utile a evitare deflagrazioni. Si sfidava l'esecutivo con migliaia di piazze. Ma si faceva il possibile per mantenere i cortei nell'alveo della legalità, dovendo al massimo subire «invasioni di campo» da parte di piccoli gruppi organizzati come i black bloc. Qui la protesta è diversa. Ed è paragonabile solo per la natura «etnica» a quella del 2005, partita (anche all'epoca) dalle banlieue di Parigi: dopo la provocazione dell'allora ministro Sarkozy, che disse di volerle ripulire dalla «feccia». Il dialogo sembra impossibile: a meno che, come suggerisce il sindaco di Nanterre - dove martedì si è accesa la miccia - non si riconoscano i piccoli boss di quartiere come interlocutori; in quegli spicchi di Francia che il governo ha descritto come territori perduti della République, interi quartieri da riconquistare dove neppure le forze dell'ordine sono riuscite a entrare con le auto d'ordinanza nelle ultime ore, perché ingombrati da barricate e auto in fiamme.

Basandosi sui primi arresti, si è infatti compresa la fisionomia di questa Francia incendiaria, il profilo dei rivoltosi e il modus operandi. Per la polizia, sono giovanissimi francesi «tra i 12, 14 e i 18 anni», che si son mossi (e secondo gli 007 continueranno a muoversi) in piccoli gruppi organizzati di «30-50 persone». Come agiscono? Macron dice che proiettano in strada una realtà propria dei videogiochi. E al contrario del 2005 l'azione è caratterizzata dall'uso di mezzi tecnologici, app e social, che consentono loro d'essere ultra-connessi e chirurgici nell'azione. Una super-organizzazione minorile basata su WhatsApp e Telegram, funzioni di geolocalizzazione via Snapchat e proclami su TikTok; risorse che permettono di agire in modo rapido e preciso, mandando la polizia nel pallone.

Nel 2005, la polizia sfidò i manifestanti in punti fissi, oggi gli agenti inseguono i disordini, cercando d'essere ovunque.

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