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Stabilità, arriva un'altra fiducia: tensione sul maxiemendamento

Sale la tensione in Senato. Il governo accumula ritardi nella presentazione del maxi emendamento, poi pone la fiducia. Il voto finale arriva solo alle 5 del mattino. Cgil, Cisl e Uil pronti a occupare uffici delle Province. Ma Delrio assicura: "Nessun lavoratore resterà per strada"

Stabilità, arriva un'altra fiducia: tensione sul maxiemendamento

È arrivata solo poco prima delle 5 la fiducia al maxiemendamento posto dal governo sulla legge di stabilità. I voti favorevoli sono stati 162, i no 37 e nessuno si è astenuto. Poi un breve Consiglio dei ministri e la commissione Bilancio hannno approvato la nota di variazione al bilancio, che è tornata all'esame dell'Aula. Il sì definitivo del Senato è arrivato solo dopo le 5,30 del mattino con 161 sì, 78 no e nessun'astensione. Ora la manovra torna alla Camera per l'approvazione definitiva da parte del Parlamento.

Il maxiemendamento alla legge di stabilità e la richiesta di fiducia hanno subito numerosi rinvii. Dal tardo pomeriggio di ieri, sono slittati alle 11 di questa mattina, poi alle 15 e ancora alle 17 e quindi alle 18.30, fino alla richiesta del ministro per le Riforme Maria Elena Boschi intervenuta in Aula dopo le 19. Nel testo dovrebbe trovare la riduzione dell’Iva per gli ebook al 4%, l'aumento dell'Iva sul "pellet" dal 10 al 22%, il congelamento per tutto il 2015 del canone Rai e, soprattutto, della Tasi.

"Abbiamo bisogno ancora di un po’ di tempo", aveva assicurato il viceministro dell’Economia, Enrico Morando impegnandosi a fare in modo che il lavoro riprendesse il più velocemente possibile. Tuttavia l’emendamento ha tardato a lungo facendo così infuriare le opposizioni al Senato. I rappresentanti della Lega per oltre mezz’ora, con l’Aula chiusa, hanno battuto i pugni sui banchi protestando contro "un’attesa inaccettabile" visto che "è da ieri che attendiamo un testo da esaminare". Dopo l’annuncio della Boschi di porre la questione di fiducia sul maxiemendamento appena arrivato a Palazzo Madama, è scoppiata la bagarre. E il senatore dei Cinque Stelle Alberto Airola, rivolgendosi al presidente Pietro Grasso che si scusava per il ritardo con il quale era stata ripresa la seduta ha gridato: "Presidente non è lei che si deve scusare, ma il governo".

Dopo che il governo ha posto la fiducia, Grasso ha sospeso la seduta per permettere alla conferenza dei capigruppo di decidere i tempi di discussione e voto. I senatori della della Lega Nord (Roberto Calderoli in primis) hanno protestato rumorosamente e in modo spettacolare in aula, levandosi le scarpe e sbattendole sui banchi. Un modo che ricorda il famoso gesto di Nikita Kruscev all’Assemblea delle Nazioni Unite e che è servito a sollecitare il governo a presentare finalmente il maxi emendamento.

Poco prima di mezzanotte è arrivato il via libera della commissione Bilancio all'esame del maxiemendamento, nonostante le proteste dell'opposizione che lamentano in particolare errori nel testo (tra cui un errore relativo alle coperture del Fondo per la famiglia) e una mancanza di coordinamento tra quest'ultimo e la relazione tecnica. "Il governo accetta e si scusa per gli errori commessi anche nella relazione tecnica ma abbiamo cercato di rendere più leggibile il testo", ha detto Morando in Aula, mentre Grasso, sottolineando gli "errori di drafting" ha detto che "la presidenza si assume la responsabilità di fare correzioni".

Protesta ancora Forza Italia che ha abbandonato l'Aula: "Non possiamo partecipare ad una delle pagine peggiori della vita parlamentare italiana", ha detto il capogruppo Paolo Romani, "Si è oltrepassato il limite di ogni decenza istituzionale. Non era mai capitato che in un'Aula parlamentare non si sapesse quale fosse il testo in votazione e si dovesse tentare addirittura di correggerlo seduta stante. La legge di Stabilità se la scriva, se la discuta e se la voti la maggioranza".

"Mi rifiuto di fare un intervento coerente dopo che ho sentito dal Presidente del Senato che si può mettere la fiducia su Topolino", ha detto invece il senatore del M5S Giuseppe Vacciano,"Il mio intervento di cinque minuti me lo state facendo fare su Topolino. State mettendo la fiducia su un giornaletto. Questo è quello che state facendo. Io non credevo possibile che il Parlamento della Repubblica italiana potesse permettersi di votare un provvedimento che è scritto con i piedi, in cui mancano dei pezzi".

Il maxi-emendamento dovrebbe contenere misure per alleggerire i tagli ai dipendenti delle Province. I sindacati infatti si sono detti pronti ad occupare le varie sedi se non si troverà un compromesso. Il provvedimento più contestato è, infatti, quello dei possibili tagli al personale delle Province che vanno verso l’abolizione. "Il personale delle province non rimarrà per strada - ha assicurato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio - verrà assorbito tramite blocco di tutte le assunzioni in tutte le amministrazioni dello Stato e affini". Nel maxi-emendamento il governo punta a inserire "un elemento di certezza e non d’incertezza come qualcuno ha erroneamente sottolineato".

Per due anni i dipendenti delle Province manterranno, infatti, il posto di lavoro e scatterà il ricollocamento in altre amministrazioni, prioritariamente negli uffici giudiziari, e solo dal 2017 per chi non avrà trovato nuovo posto con la "mobilità interna" scatteranno le procedure di mobilità, con l’80% dello stipendio.

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