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Gli stalker dei call center prosperano sulla solitudine

La metà dei contratti sull'energia firmati da operatori che sanno parlare agli anziani. I più bravi? I detenuti

Gli stalker dei call center prosperano sulla solitudine

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Sarà capitato anche a voi. Suona il cellulare, o il telefono di casa. È un numero non memorizzato, quindi non sappiamo chi sia. E continuiamo a non saperlo anche quando parte la conversazione, perché non ti dicono chi sono. Esordiscono con un «Chiamo per l'utenza di via Tal dei Tali. È il signor Michele?», e già qui bisogna stare attenti a non rispondere «sì», perché ormai è noto: ci sono mascalzoni che registrano il «sì» con la tua voce e poi lo mettono in coda a una domanda con la quale ti si chiede di fare un contratto.

Non tutti sono truffatori fino a questo punto. Ma tutti sono rompiballe seriali. Sono quelli dei call center, che ti offrono energia sul mercato libero, oppure prestiti a tasso stracciato, oppure ancora una nuova rete wi-fi. Tu riattacchi, poi blocchi il numero per non essere più molestato. Ma è inutile: questi maledetti hanno un'infinità di sim, ti richiameranno finché campi, più e più volte al giorno.

Ora, l'incomprensibile punto è il seguente: ma come possono pensare di vendere i loro prodotti se sono così seccanti, fastidiosi, importuni?

La risposta è sorprendente. Me l'ha data un imprenditore dell'energia. «Ci sono», mi ha detto, «tre modi per fare un contratto. Il primo prevede che un agente in carne e ossa vada nelle case degli utenti a proporre un contratto, illustrando tutte le condizioni. Il secondo è online: uno va su internet e cerca i comparatori telematici di tariffe, poi sceglie e fa il contratto via sito o via mail. Ma questi due metodi, messi insieme, non fanno la metà dei contratti. La strategia vincente è il teleselling».

Cioè, appunto, la telefonata degli stalker dei call center. Telefonata che si divide in tre fasi. Nella prima si manifestano sgomento e solidarietà umana quando l'utente dichiara qual è il suo attuale fornitore di energia. Dice infatti il lestofante: «Ma lo sa che lei sta pagando molto più del dovuto?», «Ma lo sa che rischia di trovarsi al buio all'improvviso?», «Ma lo sa che il suo fornitore sta per fallire?». Nella seconda fase parte una supercazzola di una ventina di minuti, durante i quali si illustrano tutte le condizioni, ovviamente vantaggiosissime, per il cambio di utenza. Nella terza fase si avverte il cliente che si comincia a registrare e lo si invita a rispondere con una serie di sì.

«Sono telefonate di mezz'ora almeno», continua la nostra fonte, «e rappresentano di gran lunga il modo più efficace per vendere il prodotto». Ma perché??? Com'è possibile? «Perché ci sono moltissime persone sole, soprattutto anziani, che, pur di parlare con qualcuno, accolgono le telefonate dei call center come un diversivo, come un'imprevista compagnia».

Un mese dopo la prima telefonata con la quale si è fatto il contratto, arriva una seconda telefonata che serve per ricordare le condizioni, verificare ogni clausola, eccetera. «E questa seconda telefonata», continua l'imprenditore dell'energia, «è in genere affidata ai carcerati: i quali sono i più bravi a intrattenere i clienti perché si sentono gratificati nel sentirsi non più fuorilegge ma garanti della legge; e perché sanno come parlare a chi soffre del loro stesso male: la solitudine, appunto».

Ecco perché i call center prosperano: perché intercettano un bisogno.

Che non è quello di risparmiare sulla bolletta, ma di sentirsi, anche per pochi minuti, meno soli in un mondo in cui tutti ci illudiamo di essere sempre connessi.

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