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Sul progetto i dubbi delle società (che dovrebbero finanziarlo) ma è la soluzione "Premier league"

I presidenti dei club hanno bocciato l'idea dell'ente "indipendente". Il capo della Lega accusato di essere il "suggeritore" della misura. Malagò (Coni) attacca il ministro: "Violata l'autonomia dello sport"

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Prima del grido di dolore di Gabriele Gravina, presidente della figc, e delle componenti del calcio italiano oggi riunite d'urgenza a Roma, sono stati i presidenti dei club a «bocciare» in forma privata l'idea dell'agenzia indipendente e ad accusare addirittura il presidente della Lega serie A Lorenzo Casini di essere il «suggeritore» del provvedimento governativo. «Io non c'entro affatto» è stata la reazione dell'interessato. Molti club, per motivi di opportunità, non hanno dichiarato pubblicamente il loro dissenso e si può capire anche qualche caso specifico. Per esempio Adriano Galliani «ad» del Monza e senatore di Forza Italia o Alberto Zangrillo, presidente del Genoa e fratello di uno dei ministri del governo Meloni, hanno osservato il massimo riserbo pubblico. Di contro Atalanta, Torino e Atalanta hanno guidato la rivolta assicurando Casini di non essere disponibili a versare la nuova «tassa» da quasi 3 milioni di euro, tanti soldi servirebbero per il funzionamento della nuova agenzia incaricata dei controlli economico-finanziari sui bilanci delle società.

Quasi sotto silenzio, in questo periodo, è passato il fatto che analoga iniziativa è nata presso il governo britannico da sempre molto sensibile ai temi della Premier league e ai problemi economici di alcuni club che di recente hanno ricevuto penalizzazioni per aver violato le norme sulla sostenibilità decise dalla Premier league. In parlamento è stato infatti presentato un disegno di legge definito poi dal primo ministro Rishi Sunak «un momento storico assicurando così la massima considerazione per la voce dei tifosi». Il nuovo organismo Ifr ha tra l'altro il dichiarato obiettivo di evitare l'iscrizione a competizioni «separatiste» (Superlega per capirsi).

L'altra contesa nata sull'asse ministro dello sport-calcio è sui tempi delle informazioni passate da Andrea Abodi allo stesso Gravina. Fonti governative hanno garantito che le informazioni sono avvenute in tempi utili, Gravina ha smentito la ricostruzione con una durissima nota: «Non ho mai sentito parlare del progetto di istituire un'agenzia di controllo sui bilanci delle società professionistiche prima di venerdì scorso. Mesi fa il ministro Abodi mi ha solo accennato di una sua idea di rivedere i criteri di nomina dei componenti della Covisoc. Chi dice altro afferma il falso: mi rammarica dover smentire una fonte non ben identificata, io ci metto la faccia per rispetto della trasparenza e di tutti gli interlocutori». Può darsi che i due riferimenti temporali (chiacchierata di Abodi e poi invio della bozza) siano la spiegazione dell'equivoco.

Dietro le quinte, poi, c'è la solita rincorsa a «scoprire» eventuali manovre elettorali: le presidenze di Gravina nel calcio e quella di Giovanni Malagò a capo del Coni sono infatti in scadenza di mandato a fine anno. Proprio Malagò ha attaccato il ministro: «Abodi è riuscito a mettere d'accordo Gravina e Lotito contro la Covisoc. Autonomia dello sport violata al 100%.

Non siamo stati informati».

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