Coronavirus

La svagata leggerezza di un mondo fuori dalla realtà

È stato perlomeno geniale Aurelio De Laurentiis nel tentativo (involontario ovvio) di privarci, per una decina di giorni, del gotha dirigenziale del calcio.

La svagata leggerezza di un mondo fuori dalla realtà

È stato perlomeno geniale Aurelio De Laurentiis nel tentativo (involontario ovvio) di privarci, per una decina di giorni, del gotha dirigenziale del calcio. Tutti a rischio quarantena per la sua indigestione di ostriche, che fa il paio con la prostatite di Briatore. Anche se la indigestione di ostriche, un buon gustaio come lui sa bene, crea danni che non fanno nemmeno restare in piedi. Eppure mettere un po' di silenzio al mondo calcistico di questi anni è (sarebbe) meritorio. Un mondo che parla, straparla ed anche in tempo di Covid ha fatto sbarrare gli occhi. Il calcio non se l'è passata male nel campionato post lock down: anzi ha rappresentato una esemplificazione di gestione accorta nell'evitare i trabocchetti del virus. Pensate che il Napoli ha fatto impazzire perfino la Lega calcio per le misure di protezione, prevenzione ed attenzione esasperata nelle conferenze, allo stadio, dove c'era aggregazione. Proprio il Napoli, il club di Adl che, nel caso, se c'era dormiva. Sennò non si spiegherebbe la superficialità del suo presentarsi in assemblea. Ma è anche vero che al «liberi tutti», il mondo del pallone abbia dimostrato la sua svagata leggerezza, il credersi sempre al di sopra di ogni sospetto e di ogni virus. Il calcio chiede di far tornare la gente negli stadi, tira la giacchetta a ministri e al comitato tecnico scientifico, garantisce misure adeguate, presenta studi di fattibilità, eppoi ti finisce così: calciatori vacanzieri cadono come ciliegie sotto i colpi dell'infezione, stampa foto di dirigenti e presidenti con mascherina sotto il mento, regala un Adl che sente un po' di febbre ma non manca, privo di mascherina, alla grande adunata. Non si è mai chiesto al mondo del football di essere esemplare, ci mancherebbe. Ma, almeno, con quel pizzico di cervello che impone l'essere personaggi pubblici, gente che (finché dura) è un po' al di fuori del comune: non della realtà. Verrà il momento di riaprire gli stadi, sarà un ritorno alla normalità.

Ma chi garantirà che il mondo del pallone, non i tifosi, non combini qualche guaio? Nel nome di una mangiata di ostriche.

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