Interni

La task force del Viminale per indagare sul caso Bari

Alla guida un ex prefetto. Oggi Pd e Cgil in piazza per Decaro, che però nel 2015 reclutò la donna ritenuta vicina al clan

La task force del Viminale per indagare sul caso Bari

Ascolta ora: "La task force del Viminale per indagare sul caso Bari"

La task force del Viminale per indagare sul caso Bari

00:00 / 00:00
100 %

Le mani del clan sarebbero state così addentro alla municipalizzata del trasporto pubblico Amtab di Bari, da poter non solo pilotare le assunzioni tramite le agenzie interinali, ma anche imporre all'azienda di lasciare lavorare indisturbati i «loro» parcheggiatori abusivi durante i grandi eventi e concerti. Tutto emerge nel decreto che ha disposto l'amministrazione giudiziaria della società, dopo l'inchiesta della Dda di Bari «Codice interno» - 130 arresti per voto di scambio politico mafioso - che ha aperto un caso politico con il Viminale, per l'invio della commissione d'accesso. Un atto che ha sullo sfondo l'ipotesi di scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Ieri sono stati nominati i componenti della commissione: Claudio Sammartino, prefetto in quiescenza, Antonio Giannelli, viceprefetto, Pio Giuseppe Stola, maggiore dello Scico della Gdf.

A sostegno del sindaco Antonio Decaro stamattina la piazza convocata da Pd e Cgil, perché «Bari non si tocca». Resta l'indignazione del primo cittadino, sotto scorta da 9 anni per le minacce della criminalità organizzata. Non indagato e non coinvolto nelle indagini, nei giorni scorsi si è parlato di un pentito che aveva detto di avere avuto un incontro alla sua presenza e di avere assicurato il suo appoggio elettorale in cambio di posti di lavoro. Ma sulla vicenda risalente a 14 anni fa i magistrati non hanno trovato alcun riscontro, e la posizione di Decaro è stata archiviata. Del resto in un'altra intercettazione due esponenti del clan Parisi parlavano così del sindaco: «Decaro non dà niente Quegli altri danno un sacco di soldi». I due affiliati avrebbero invece contribuito all'elezione di Maria Carmen Lorusso nelle file del centrodestra nel 2019. Lei e il marito Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale, sono accusati di voto di scambio politico-mafioso. Decaro ha rivendicato la distanza siderale dai due. Ma spunta dal passato una nomina: nel 2015 aveva nominato Lorusso a Presidente del Nucleo di Valutazione della Città metropolitana, sollevando le ire della sinistra, essendo Lorusso la moglie di Olivieri, allora presidente della Multiservizi. Ma in conferenza stampa due giorni fa Decaro ha ricordato ancora che «Olivieri l'ho cacciato io quando sono diventato sindaco».

Negli anni i tentacoli dei clan sono però riusciti a penetrare in Amtab. Per i pm gli indagati agivano «nella totale convinzione di poter disporre della società potendo decidere chi doveva essere assunto», attraverso le agenzie interinali. Agenzie che, conferma il pentito ai magistrati, «non è mai accaduto che non rispondessero alle richiesta, perché temevano il potere criminale» del clan. Sono ancora le dichiarazioni del collaboratore di giustizia a svelare la profondità del controllo sull'azienda: «In occasione dei concerti, Amtab gestisce il parcheggio» comunale, «ma le aree abusive venivano gestite dal figlio» di uno degli affiliati al clan: «Ricordo che al concerto di Alessandra Amoroso e Luciano Ligabue, tra il 2016 e il 2017 il clan prendeva soldi anche nei parcheggi comunali, quelli delle strisce blu». Come? Tra i parcheggiatori abusivi c'erano i parenti dei boss.

Ma Amtab li lasciava «lavorare»: «Di fatto li copriva e diceva ai sottoposti di non interferire» con l'attività abusiva.

Commenti