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Tramonta l'ipotesi penali sui ricollocamenti. La Ue: "Non abbiamo proposto alcuna cifra"

"No a ricollocamenti o a forme di compensazione economica, sì ai rimpatri". Così si era espresso qualche giorno fa il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi

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«No a ricollocamenti o a forme di compensazione economica, sì ai rimpatri». Così si era espresso qualche giorno fa il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi facendo intendere lo scetticismo del governo italiano rispetto alle voci secondo cui l'Unione Europea era pronta a varare nuove clausole di ricollocamento obbligatorio per i migranti accompagnate da congrue penali monetarie per gli stati che le rifiutavano. Il ministro ci aveva visto bene. E, soprattutto, aveva intuito che da Bruxelles non c'era da aspettarsi nulla. Ad ammetterlo con estrema chiarezza è stato ieri il portavoce della Commissione europea Christian Wigand spiegando che fin qui non è stata ipotizzata alcuna multa o sanzione per chi non accetta i ricollocamenti. «Non abbiamo proposto alcuna cifra specifica» - ha detto il portavoce spiegando che il nuovo Patto europeo su Asilo e Migrazione non implicherà forme di compensazione obbligatoria per la mancata accettazione dei migranti. «La nostra posizione - ha aggiunto - è che la solidarietà deve essere assicurata, questo è quanto abbiamo avanzato fin dall'inizio, proponendo il Patto, con un sistema di solidarietà obbligata.

I Paesi membri potranno decidere sulle misure di solidarietà, che può variare tra i ricollocamenti, il sostegno finanziario e il sostegno operativo. È importante che i Paesi che hanno bisogno di sostegno lo ottengano». Insomma le voci secondo cui gli stati più restii ad accettare le nuove regole avrebbero dovuto pagare 22mila euro per ogni migrante rifiutato erano solo fumo. Del resto il governo svedese, presidente di turno dell'Unione e responsabile della mediazione sulla bozza nel nuovo Patto europeo aveva già smentito l'ipotesi di un'obbligatorietà dei ricollocamenti. «Sia chiaro, il ricollocamento obbligatorio non era, non è e non sarà nella proposta», aveva scritto la ministra per la Migrazione svedese Maria Malmer Stenergard in un tweet subito rilanciato dalla commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson.

Un rilancio che aveva reso evidente e palese la nuova farsa europea.

Una farsa in cui - mancando obblighi e sanzioni - gli unici perdenti saranno l'Italia e gli altri paesi costieri del Mediterraneo costretti non solo a far fronte agli sbarchi, ma anche ad accollarsi i cosiddetti migranti «irregolari» nel nome del Trattato di Dublino. Una farsa che, come ha fatto giustamente intendere il ministro Matteo Piantedosi, sarebbe estremamente ingenuo accettare e legittimare.

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