Politica estera

Niger, la delegata Ue per il Sahel: "Evitare intervento armato"

La delegata per il Sahel Emanuela Del Re: "Crisi gravissima. Ai golpisti sostegno limitato. Torni Bazoum"

"Trattativa a oltranza. Dobbiamo evitare un intervento armato"

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Emanuela Del Re, rappresentante speciale dell'Unione europea per il Sahel, conosce bene e ama l'Africa. Ex viceministro degli Esteri dei governi Conte tiene i contatti fra Usa, Inghilterra, paesi dell'Africa occidentale e Ue dal giorno del golpe in Niger. Ai primi di luglio è stata l'ultima volta a Niamey dove conosce di persona il presidente deposto Mohammed Bazoum, che tutti vogliono far tornare in sella con le buone o le cattive.

Cosa bisogna fare per non perdere il Niger?

«Per l'Unione europea è un paese chiave. Il presidente democraticamente eletto deve tornare al potere. Per salvare il Niger bisogna insistere con i golpisti sulle conseguenze gravissime di questa crisi e far notare che non hanno un grande sostegno. A livello internazionale le condanne, le sanzioni ad personam che colpiscono anche i loro familiari e soprattutto la sospensione degli aiuti allo sviluppo e per la lotta contro i terroristi che imperversano nel Sahel serviranno a farli ragionare sulle ripercussioni negative che avranno sulla popolazione».

Cosa sta facendo l'Europa?

«L'Ue è il primo partner del Niger. La sospensione degli aiuti è una battuta d'arresto necessaria e drammatica. L'Europa appoggia fortemente l'intervento diplomatico africano dell'Ecowas (Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale). L'Alto Rappresentante europeo, Josep Borrell, è in contatto con il presidente Bazoum e gli ha parlato ripetutamente al telefono. All'inizio abbiamo temuto per la sua vita e il rischio è sempre latente, ma al momento si tratta».

Emanuela Del Re
Emanuela Del Re, delegata Ue per il Sahel

A Niamey ci sono anche missioni Ue?

«La missione militare europea (Eumpm), inaugurata da poco, è comandata dal colonnello italiano Antonio D'Agostino, ma in Niger abbiano anche una missione di potenziamento della capacità della polizia: Eucap. Al momento sono sospese entrambi, ma restiamo sul posto».

L'Ecowas attaccherà i golpisti allo scadere dell'ultimatum di una settimana?

«L'opzione dell'uso della forza da parte dei paesi africani dell'Ecowas è sul tavolo, ma bisogna insistere sul piano negoziale. Si attendono anche le indicazioni dei capi di stato maggiore di queste nazioni che si riuniranno a breve. Il generale Tchiani (alla guida della giunta golpista nda) non è sostenuto da tutti i militari nigerini e neppure da tutta la popolazione».

Chi dovrebbe intervenire contro i golpisti?

«Saranno gli africani a decidere, ma esistono già missioni militari come la Multinational joint task force, aiutata dalla Ue, che ha operato con notevole successo sul lago Chad contro i terroristi di Boko Haram. È composta da 10mila uomini, dislocati nell'area, soprattutto dalla Nigeria e dal Chad con quartier generale nella capitale, N'Djamena. E sono coinvolti anche altri paesi dell'Africa occidentale. Qualsiasi intervento militare africano, però, è l'extrema ratio».

E la Francia?

«Il presidente Macron si è espresso dopo il gravissimo assalto all'ambasciata francese. Parigi e l'Ue non tollereranno altri attacchi».

Un intervento armato sfocerebbe in un bagno di sangue?

«Bisogna evitarlo a tutti i costi. Sono ore convulse. Si punta sul negoziato. Io sono in contatto costante con Ecowas e con i nostri partner internazionali».

Cosa pensa della posizione cauta del governo italiano?

«È in linea con l'Unione europea che si è già espressa con una dichiarazione dei 27 a dimostrazione della convergenza assoluta delle posizioni».

Cosa significherebbe per l'Italia, che ha addestrato diecimila militari nigerini, perdere Niamey?

«Mettere a rischio la stabilità del Niger ha un impatto diretto sull'Europa. Nel paese persistono traffici illeciti di ogni sorta a cominciare da quello di essere umani. È una nazione di transito dei migranti che poi arrivano in Libia o Tunisia. Grazie al nostro aiuto sono state poste delle barriere. Non solo: esiste un problema di terrorismo jihadista molto pericoloso combattuto dal presidente Bazoum con l'appoggio europeo. Si rischia che i terroristi si consolidino sul territorio saldandosi con trafficanti e criminali soprattutto nel Nord. Il Niger è un paese cruciale per gli interessi europei».

Dietro il golpe c'è Mosca?

«La Russia si è espressa ufficialmente contro il golpe, ma il capo della Wagner continua ad offrire i suo servizi. Proprio il presidente Bazoum ha sempre denunciato questo rischio esprimendosi duramente contro i gruppi di mercenari».

Mentre parliamo vengono evacuati i cittadini europei compresi gli italiani. Stiamo scappando dal Niger?

«I singoli Stati decidono l'evacuazione su base nazionale.

Per l'Unione europea e non solo il paese rimane un'assoluta priorità. Non lo abbandoneremo: l'obiettivo è ripristinare l'ordine costituzionale, evitare una deriva violenta e continuare il nostro partenariato virtuoso con il Niger».

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