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La Ue chiude il caso Scurati. "Informazione solida in Italia"

Schiaffo dal portavoce europeo: "Non c'è allarme censura". E sullo sciopero politico in Rai spunta la verità: tagliati i premi a quasi duemila giornalisti

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Triplo schiaffo in faccia per i «censurati immaginari». L'Europa smonta l'accusa mossa dalla sinistra contro il governo Meloni sul presunto attacco alla libertà di stampa in Italia. Nello stesso giorno il «martire Scurati», in preda alla sindrome dell'accerchiamento, inciampa su una clamorosa gaffe ed è costretto a scusarsi con il Tg1. E per finire, l'Usigrai, il sindacato filo Pd dei giornalisti Rai, che ha appena proclamato uno sciopero generale per il prossimo 6 maggio contro il controllo dei partiti sull'informazione pubblica, sbrocca dopo la decisione dei vertici dell'azienda di cancellare i premi a pioggia per 2mila dipendenti.

È la giornata nera di antifascisti e martiri immaginari. Il day after della Liberazione è la Caporetto della sinistra. Con ordine. Il primo siluro contro Schlein e compagnia rossa arriva da Bruxelles: «In Italia non c'è alcun allarme censura». Silenzio. Spiazzati. «L'ultimo rapporto sullo stato di diritto rileva che il quadro giuridico che regola il settore dei media in Italia è solido ed efficace. Le autorità di regolamentazione dei media sono indipendenti. Continuiamo a seguire e a monitorare gli sviluppi in tutti gli Stati membri», chiarisce un portavoce della Commissione Ue. «Si tratta di una questione nazionale», risponde sul caso Scurati. Sull'Agi il portavoce Ue precisa: «Penso ci siano molte speculazioni». Ènotte fonda per Repubblica, Pd e intellettuali vari. Crolla di colpo tutta la narrazione sul ritorno del Fascismo in Italia. Ma il peggio deve ancor venire. In mattinata, Scurati, eletto ormai a «nuovo Matteotti», in un'intervista a Repubblica mette nel bersaglio i giornalisti della prima rete della Tv di Stato: «Il Tg1 ha offerto lo spettacolo indegno di una giornalista che ha chiesto la mia incriminazione per vilipendio alle Istituzioni. Da tempo subisco minacce», urla lo scrittore. La direzione del Tg1 cade dalle nuove. L'accusa è falsa. Scurati deve fare marcia indietro: «Mi accorgo soltanto ora di aver purtroppo fatto una affermazione inesatta. L'accusa di vilipendio alle istituzioni mi è stata rivolta in un contesto televisivo diverso dal Tg1 e non da un giornalista di quella testata. Il marasma di questi giorni mi ha causato questa confusione. Non appena mi è stato segnalato, ho cercato di rimediare. Mi scuso sentitamente con tutti i giornalisti del Tg1».

Capita. Sono gli incidenti dell'inaspettato successo da «martire». Lo scrittore ormai vede censure, fascisti e camicie nere ovunque. E per concludere in bellezza la Rai taglia privilegi e premi a pioggia per duemila giornalisti. L'Usigrai sbrocca e si inventa lo sciopero contro l'ingerenza della politica. La battaglia che un pezzo dell'informazione Rai sta ingaggiando contro il governo Meloni nasconderebbe ragioni meno nobili e più spicciole: lo stop ai premi di 2mila euro per quasi duemila giornalisti. La novità, che fa impazzire l'Usigrai, è una postilla: «i premi sono bloccati in assenza di utili aziendali». Sullo sfondo anche la corsa alle nuove caselle. In ballo c'è la direzione di San Marino RTv.

In pole ci sarebbe Leonardo Metalli.

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