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Varsavia ignora la Shoah. Stop alla restituzione del "bottino" dei nazisti

C'è la crisi di governo, ma il Parlamento fa infuriare gli ebrei: "Schiaffo all'Olocausto"

Varsavia ignora la Shoah. Stop alla restituzione del "bottino" dei nazisti

Nonostante il premier della Polonia, Mateusz Morawiecki abbia cacciato il suo vice Jaroslaw Gowin, aprendo così una crisi politica nel Paese, e mettendo l'esecutivo di fronte all'eventualità di dover anticipare le elezioni che erano previste per il 2023, il parlamento sembra avere ancora un minimo di solidità. Nello spazio di poche sono infatti state approvate due leggi che però già stanno facendo discutere, generando un preoccupante strappo con Bruxelles e le altre diplomazie internazionali.

Ieri mattina i lavori alla Camera bassa si sono aperti con un provvedimento che impedisce ai sopravvissuti all'Olocausto e ai loro discendenti, di tornare in possesso delle proprietà espropriate dai nazisti. Dopo la caduta del regime comunista, nel 1989, la Polonia aprì alla possibilità di restituire le proprietà espropriate. Non c'è mai stata una legge in materia, ma nei tribunali alcune cause sono andate avanti. Secondo l'attuale maggioranza, tuttavia, nel corso del tempo si sono registrate irregolarità e frodi, per cui si è reso necessario modificare il diritto amministrativo. La legge ora stabilisce che non si possono impugnare le decisioni amministrative dopo un periodo di 30 anni, così impedendo agli ebrei di recuperare le loro legittime proprietà che, espropriate durante la seconda guerra mondiale, furono inglobate dalle autorità comuniste.

La condanna da Israele non si è fatta attendere. Il ministro degli Esteri Yair Lapid, ha dichiarato che la legge «danneggia sia la memoria dell'Olocausto che i diritti delle sue vittime». Sul tema è intervenuto anche il Segretario di Stato Usa Blinken, che si è detto preoccupato per l'atteggiamento «di un parlamento che restringe severamente il processo per i sopravvissuti all'Olocausto e le loro famiglie. Mi auguro che il presidente polacco Duda deferisca il disegno di legge alla corte costituzionale».

Sempre nel corso della seduta di ieri è stata approvata anche la legge che limita la libertà dei media indipendenti, che saranno controllati da proprietari nazionali. Alla luce del cambiamento voluto dal premier Morawiecki, il gruppo statunitense Discovery dovrà cedere la sua quota di maggioranza, perdendo il controllo del canale di notizie TVN24, molto critico nei confronti del governo. La Casa Bianca ha minacciato di interrompere i rapporti bilaterali, ma secondo Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo e tra i principali esponenti dell'opposizione al governo, «l'esecutivo ha i giorni contati. Si tornerà presto alle urne, in modo da cambiare leggi che stanno frantumando la democrazia».

Sulla questione media irrompe Bruxelles, e il portavoce della Commissione europea Eric Mamer fa sapere che l'iter legislativo prevede ancora altri passaggi. Il via libera per ora è stato dato dalla Camera bassa, al senato gli scenari potrebbero cambiare. In un tweet ha chiarito che «le democrazie vere sostengono il pluralismo dei media e la diversità di opinioni. Ecco perché serve un'iniziativa per la libertà dell'informazione in tutta l'Unione europea per difenderne la libertà e lo stato di diritto». La posizione dell'Ue è condivisa da Washington.

Il Dipartimento di Stato americano ha ricordato che la libertà di espressione e la libertà dell'informazione rendono la democrazia e l'alleanza transatlantica più resistenti e sono valori fondamentali per le relazioni tra Stati Uniti e Polonia.

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