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Il vizio italico di fare riforme a rate

Pacta sunt servanda ("I patti devono essere rispettati"), ammonivano i romani, fini cultori di un Diritto che stendevano come malta per tenere unito un Impero costituito da popoli e culture distanti tra loro

Il vizio italico di fare riforme a rate

Pacta sunt servanda («I patti devono essere rispettati»), ammonivano i romani, fini cultori di un Diritto che stendevano come malta per tenere unito un Impero costituito da popoli e culture distanti tra loro. Un imperativo quello della stabilità del quadro normativo e della certezza delle regole che dovrebbe essere ancora più cogente oggi. Da punto di vista istituzionale perché disattenderlo è ingiusto verso i contribuenti e quindi equivale a scheggiare quel prezioso e fragile contratto sociale per cui ciascun individuo rinuncia alla propria (assoluta) libertà in cambio dello Stato di diritto. Da un punto di vista economico, perché garantire un perimetro di regole uguali per tutti è la migliore premessa per una vera concorrenza tra le imprese, a tutto beneficio dei consumatori.

Certo disinnescare la bomba a orologeria del Superbonus e la voragine da 110 miliardi nei conti pubblici che provocherebbe la sua deflagrazione, richiede abilità da artificiere. In rischio è la revisione in peggio dei deficit di bilancio 2021 e 2022 mentre l'Europa torna a discutere le modalità per reintrodurre il patto di Stabilità e fa un tagliando periodico al nostro Paese prima di erogare le tranche del Pnrr; risorse fondamentali per la ripresa del Pil.

Se il governo Conte, preoccupato di usare l'edilizia come volano per la ripartenza post Covid, ha legiferato con poca attenzione ai conti pubblici e al rischio frodi, chi interviene ora sugli incentivi non può stravolgere l'impianto o cambiarlo di continuo. Altrimenti ci sarà sempre qualche «privilegiato» e chi invece rimane a bocca asciutta: il Superbonus, vale la pena ricordare, è già costato 2mila euro a italiano ma ha coinvolto appena il 3,1% dei 12,1 milioni di immobili residenziali esistenti nel nostro Paese. Una inezia. Eppure la filosofia del «ritocco» continuo è stata molto gettonata negli ultimi anni, soprattutto quando sarebbe invece servito uno sforzo titanico: basti pensare ai rebus delle pensioni o del fisco, ancora in attesa di soluzione.

La riforma del Superbonus, necessaria per evitare il peggio, sia quindi finalmente a prova di «furbetto» e definitiva. Perché, come sa chi lavora nell'edilizia, una ristrutturazione non può diventare un cantiere infinito, altrimenti la casa non sarà mai abitata.

In gioco ci sono il nostro patrimonio immobiliare e i conti pubblici, in pratica i progetti di vita di ciascuno di noi.

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