Politica estera

Volkov preso a martellate, la lunga mano di Mosca

Il braccio destro di Navalny: "Non ci arrenderemo". Vilnius accusa: "È stato tutto organizzato dalla Russia"

Volkov preso a martellate, la lunga mano di Mosca

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«Sono stato salutato da un bandito», scrive l'avvocato 43enne Leonid Volkov, mostrando sui social le foto delle sue ferite. Martedì sera intorno alle 22, rientrando a casa in auto, il più stretto collaboratore del dissidente Navalny è stato aggredito a colpi di martellate. L'uomo, che per ragioni di sicurezza vive con la moglie Anna a Vilnius, in Lituania, non ha fatto in tempo a capire che cosa stesse accadendo.

L'aggressore, che lo aspettava nascosto in un vicino garage, forse accompagnato da un complice, ha spaccato il vetro della sua auto, gli ha spruzzato liquido urticante negli occhi, per poi sferrare 15 colpi di martello. Volkov ha subito la frattura del braccio sinistro, contusioni varie al costato e alle gambe, e altre lesioni al volto. Ricoverato poco dopo in ospedale, è stato dimesso ieri mattina, raccontando sulle piattaforme online la sua disavventura.

«Dietro tutto questo c'è quel fuorilegge di Putin, sono stati i suoi scagnozzi, ma non mi arrenderò. La gamba in qualche modo è a posto, fa male camminare, purtroppo mi sono rotto il braccio». Alla fine del video Volkov ha invitato a partecipare a «Mezzogiorno contro Putin», l'iniziativa pacifica promossa dalla vedova di Navalny che invita l'elettorato a recarsi alle urne, in qualsiasi seggio russo, alle 12 in punto di domenica 17 marzo. Il giorno prima della disavventura, Volkov era tornato a parlare proprio dell'amico Navalny, ribadendo che «è stato ucciso da Putin, e prima di lui molti altri. Il rischio principale ora è che verremo tutti trucidati. Perché è una cosa abbastanza ovvia». Per il dipartimento di sicurezza statale lituano non ci sono dubbi: l'agguato a Volkov è stato probabilmente organizzato ed eseguito dalla Russia.

«La nostra risposta sarà un promemoria per tutti gli estremisti che stanno già da qualche tempo tramando nelle nostre città», afferma il presidente della commissione Esteri del Parlamento lituano Pavilionis. Il ministro degli Esteri di Vilnius Gabrielius Landsbergis, che ha comunicato come i settori speciali della polizia abbiano iniziato le ricerche dei malviventi già nella notte di martedì, denuncia le ingerenze del Cremlino sui Paesi Baltici. «È da oltre un anno che istituzioni, dissidenti e associazioni anti-Putin vengono presi di mira in Lituania, così come in Estonia e Lettonia. La Russia tenta in ogni modo di intimidirci, creando panico nella società civile. Quanto accaduto a Volkov è solo l'ultimo episodio in ordine di tempo». Dell'aggressione ha parlato anche la vedova di Navalny Yulia, che in un articolo pubblicato dal Washington Post ha definito Putin «non un politico, ma un gangster. È il leader di un gruppo mafioso».

L'ambasciatrice Usa a Vilnius, Kara MacDonald, scrive: «La sua resilienza e il suo coraggio sono fonte di ispirazione. La squadra di Navalny si oppone ancora apertamente alla repressione e alla brutalità del Cremlino, e continuerà a farlo». I media russi hanno dedicato poco spazio alla vicenda, non perdendo tuttavia l'occasione di mettere in moto la macchina del fango.

Per Mosca «Volkov era un politico la cui carriera è stata compromessa da un grave episodio di molestie sessuali».

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