Cronaca internazionale

Weinstein, la rabbia del MeToo. "Ma il movimento non si ferma"

La fondatrice Tarana Burke: "La condanna annullata? Risponderemo". Le reazioni delle donne negli Usa

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«Un tradimento istituzionale», ma «non un duro colpo al movimento MeToo». All'indomani della decisione della Corte di appello americana, che ha annullato la condanna a 23 anni inflitta quattro anni fa dal tribunale di New York a Harvey Weinstein, alcune delle donne che avevano pubblicamente accusato di violenze e abusi il produttore cinematografico si scagliano contro la decisione dei giudici. Fra loro c'è anche Tarana Burke, fondatrice del movimento femminista nato negli Usa nel 2017 e poi diffuso in tutto il mondo proprio in seguito alle prime rivelazioni delle presunte violenze sessuali compiute da quello che per molto tempo è stato uno dei produttori più influenti di Hollywood.

Burke spiega che «è un appello chiaro, ma noi siamo pronti a rispondere», in attesa che parta il nuovo processo a carico dell'uomo. Nel frattempo, la donna che ha reso l'espressione «MeToo» celebre in tutto il pianeta evidenzia di sentirsi «devastata per le vittime legate al caso e per quelle che avevano trovato conforto nel primo verdetto». Non sono mancate altre voci di dissenso, come quelle di attrici e donne dello spettacolo che in passato avevano parlato dei presunti reati del produttore. Fra loro c'è Ashley Judd, che parla di un «atto di tradimento istituzionale». Da parte sua Jennifer Siebel, moglie del governatore della California Gavin Newsom, spiega che «è un giorno molto triste per un numero infinito di donne che hanno sofferto a causa di un predatore seriale. Weinstein è uno stupratore. Il coraggio delle donne che si sono fatte avanti per raccontare quello che hanno vissuto farà in modo che possa morire in prigione». Anche The silence breaker, un gruppo di accusatrici, definisce la notizia «sconfortante». Mentre Elizabeth Fegan, avvocato che ha difeso in tribunale alcune delle vittime, commenta che «molti pensavano che il processo di Los Angeles fosse stato superfluo dopo la condanna del 2020 a New York. Invece non è stato così e adesso ne abbiamo la prova». Il riferimento è alla circostanza che il produttore non tornerà in libertà proprio perché deve scontare un'altra condanna a 16 anni, inflitta dal tribunale californiano, per un caso di stupro avvenuto a Beverly Hills. Weinstein, 72 anni, ha sempre respinto ogni accusa.

La procura distrettuale di Manhattan ha promesso che farà di tutto per istruire un nuovo processo e «garantire giustizia alle vittime».

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