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Lo Zar anti élite? È l'ultima balla dei sovranisti

Presentato come filosofo, in realtà Aleksandr Dugin è spacciatore di un mix indigesto di slavismo da scuola media e di cristianismo, cioè cristianesimo trasformato in una ideologia di regime, più una geopolitica sangue e suolo

Lo Zar anti élite? È l'ultima balla dei sovranisti

È più forte di lui. Il regime di Putin non riesce a non riprodurre moduli propagandistici tipicamente sovietici. L'ultimo, in ordine di tempo, consiste nel presentare Mosca come la capitale di una «Internazionale»: fino al 1991 era quella comunista, oggi sarebbe quella anti globalista, sovranista e populista. Lo afferma lo stesso Putin nei suoi interventi, lo ripetono i media soviet... pardon, russi, lo sostiene il Suslov di Putin, novello Breznev, quell'Aleksandr Dugin, intervistato anche su queste colonne giorni fa.

Presentato come filosofo, in realtà spacciatore di un mix indigesto di slavismo da scuola media e di cristianismo - non è un refuso, vogliamo dire di cristianesimo trasformato in una ideologia di regime - più una geopolitica vagamente blut und boden, cioè sangue e suolo. Tutta roba che suonerebbe raccogliticcia persino a uno studente di Storia delle Dottrine politiche al primo anno, ma che manda in sollucchero i putinisti di casa nostra, almeno quelli di destra. I quali non si rendono conto che, dietro alle parole d'ordine «conservatrici», in realtà il modulo è esattamente quello sovietico: come la Mosca dell'Urss si spacciava per la capitale mondiale della battaglia degli sfruttati, così la Mosca di Putin sarebbe la capitale della lotta contro le élite globaliste.

Del resto i nemici sono rimasti i medesimi: gli Stati Uniti e la società libera, così come le reali intenzioni dietro l'ideologia, quelle dell'espansionismo russo. Però, scusate tanto, anche se l'ideologia comunista era falsa, e naturalmente l'Urss non combatteva per gli sfruttati, nei gerarchi sovietici vi era una serietà e una tragicità di fondo, assente nell'attuale potere russo. Il nuovo Lenin della Internazionale «anti globalista» è infatti a capo di un regime i cui esponenti possiedono magioni extra lusso non nella steppa amata da Dugin, ma nella Londra globalista e iper occidentalizzata. Breznev si vestiva con un triste cappotto, Putin con capi che costano svariate migliaia di euro. Quanto all'essere contro «l'oligarchia finanziaria», se la situazione non fosse tragica ci sarebbe da ridere: come farebbe questa battaglia a essere condotta da un regime che è la quintessenza dell'oligarchia, per di più dai caratteri cleptocratici.

Sarebbe infine Putin protettore della «tradizione cristiana», come ha incautamente sostenuto anche qualche cardinale? Basta vedere le

atrocità del suo esercito e dei mercenari islamici reclutati, per capire quanto sia inconsistente l'ideologia del regime. Chi si fa abbindolare non denota solo crudeltà d'animo, ma anche una forte carenza di intelligenza.

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