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Processo "Oil for food", tre condanne per corruzione internazionale

Due anni di reclusione (con pena sospesa) per Marco Mazzarino de Petro, Andrea Catanese e Paolo Lucarno. Le difese: "Sentenza ingiusta, ricorreremo in appello"

Tre condanne a due anni di reclusione. Con pena sospesa. Si è concluso oggi il processo a Marco Mazarino De Petro, Andrea Ludovico Catanese e Paolo Alberto Lucarno, accusati di corruzione internazionale nell'inchiesta condotta dal pubblico ministero Alfredo Robledo sulle presunte tangenti pagate a funzionari iracheni in cambio di facilitazioni nell'ottenere forniture di petrolio nell'ambito del programma Onu chiamato «Oil for Food».

Le condanne sono state inflitte dai giudici della decima sezione penale, che hanno riconosciuto a tutti gli imputati le attenuanti generiche. Tra le pene accessorie disposte dal collegio presieduto da Paolo Micara, il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione per un anno e la confisca dei beni già sottoposti a sequestro preventivo. De Petro - ex collaboratore del governatore della Lombardia, Roberto Formigoni - è ritenuto dagli inquirenti socio di fatto della Cogep srl (società italiana che, come la Nrg Oils, avrebbe ricevuto indebitamente le forniture di petrolio dall'Iraq) e responsabile dei rapporti con la società di stato irachena Somo. Ma, ribatte l'imputato, «la sentenza è ingiusta, ricorrerò in appello». Catanese e Lucarno sono il primo responsabile della Cogep e il secondo fa parte della compagine sociale.

Quattro le imputazioni contestate dalla Procura, tutte risalenti al 2002, ma per due è stata chiesta dal pm l'assoluzione per intervenuta prescrizione. Gli imputati avrebbero pagato una prima tangente da 15,6 milioni di dollari per una fornitura di 584mila barili di petrolio; una seconda bustarella da 37,6 milioni di dollari per 2 milioni di barili; 52,4 milioni per 1,2 milioni di barili; e 69,7 milioni di dollari per 2.9 milioni di barili. Gli imputati si difendono senza negare l'episodio - emerso dopo la commissione di inchiesta istituita dall'Onu -, ma sostenendo che non si tratta di reato perché la «sovratassa» era imposta dal governo iracheno, altrimenti sarebbero stati tagliati fuori dalle trattative.

La posizione della Cogep srl, un tempo accusata dell'illecito amministrativo previsto dalla legge 231 del 2001 che impone alle aziende di costituire modelli organizzativi per prevenire gli illeciti dei propri dipendenti, era già stata dichiarata prescritta dal giudice per l'udienza preliminare Alessandra Cerreti.

Tra novanta giorni il collegio depositerà le motivazioni della sentenza.

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