Controcultura

Quel progetto distrugge il Belvedere Puccini

L'intervento di presunta riqualificazione danneggia proprio i luoghi amati dal Maestro

È singolare che, a pochi giorni dalla morte (1 febbraio) di Giovanni Carbonara, grande architetto e studioso della storia dell'architettura e del restauro, oltre che della teoria del restauro, una città come Viareggio rischi di perdere uno dei luoghi più tipici per la storia e il paesaggio. Viareggio è una città bella e nobile, la cui stagione più felice si rispecchia ancora nella mirabile Passeggiata, con il caffè Liberty, del 1925-27, decorato da Galileo Chini, la galleria Nettuno, il cinema Eden del 1930, la galleria del Libro del 1931, i bagni Balena, del 1928, Felice, Amedeo, Tre stelle, Bertuccelli, Martinelli, Marco Polo, tutti dell'architetto Alfredo Belluomini, il bagno Tritone, gli hotel London Liberty, villino Arrighi, villino Bertolli, Palace, il Grand hotel Royal, Imperiale Excelsior, Esplanade, Marchionni. Tra gli altri edifici dell'epoca il Gran Caffè Margherita, anch'esso progettato da Belluomini e decorato da Galileo Chini, che fu frequentato da Giacomo Puccini.

Nel 1891 Puccini si era trasferito a Torre del Lago (ora Torre del Lago Puccini, frazione di Viareggio): ne amava la dimensione rustica, la solitudine, e lo considerava il posto ideale per la caccia e per gli incontri, anche ludici, con amici e artisti. A Torre del Lago il maestro ebbe il suo rifugio, prima in una casa in affitto, poi facendo costruire la villa che abitò dal 1900. Le meravigliose parole di Puccini dovrebbero essere la guida di ogni buon amministratore, per porsi davanti ai luoghi pucciniani con la riverenza e il rispetto che meritano: «Torre del Lago, gaudio supremo, paradiso, eden, empireo, turris eburnea, vas spirituale, reggia... abitanti 120, 12 case. Paese tranquillo, con macchie splendide fino al mare, popolate di daini, cignali, lepri, conigli, fagiani, beccacce, merli, fringuelli e passere. Padule immenso. Tramonti lussuriosi e straordinari. Aria maccherona d'estate, splendida di primavera e di autunno. Vento dominante, di estate il maestrale, d'inverno il grecale o il libeccio». Da qui bisogna partire.

Nessun dubbio, per chi sia stato a Villa Puccini e al suo Belvedere, che nulla più del tempo miracolosamente fermo in quel luogo rispecchi il mondo di Puccini. Ciò che stava davanti ai suoi occhi in quello spazio tranquillo e desolato dovrebbe essere cristallizzato proprio come indicava Carbonara, il cui obbiettivo era conservare e trasmettere al futuro le architetture, agevolandone la lettura ma senza cancellare le tracce del passaggio attraverso il tempo. Il restauro deve essere ispirato alle due istanze fondanti di Cesare Brandi: quella estetica e quella storica, con il fine di conservare, come nella pittura, l'immagine di una architettura o di un luogo, intervenendo, dove necessario, solo sulla materia, che ne è il veicolo sensibile. Di più: secondo Carbonara c'è un'ulteriore istanza: il riconoscimento del valore morale dell'atto del restauro, per evitare lo stravolgimento della forma artistica esistente. Lo ricordo per le prescrizioni cui dovrebbe attenersi ogni buon Soprintendente, fondamento stesso della tutela per cui è nato il Ministero dei Beni culturali (me lo scrive il rigoroso sovrintendente Luca Rinaldi: «Giovanni Carbonara ha dettato la linea del restauro architettonico italiano negli ultimi vent'anni. La sua figura ci ricorda che l'intervento sui beni culturali è atto criticamente fondato, diversamente da tutti i casi che tu giustamente denunci»).

E proprio a Carbonara avevo pensato di affidare la valutazione del devastante progetto che cancella ogni memoria storica del Belvedere Puccini. Non occorrono analisi per valutare quelle aiuole e quei pilastrini, per i quali bastano ancora una volta le parole di Puccini: «io vado sempre qui davanti e poi con la barca vado a cacciare i beccaccini. Ma una volta vorrei andare qui davanti ad ascoltare una mia opera all'aperto». Non la vide ma, dal 20 al 24 agosto 1930, in un teatro provvisorio realizzato sul piazzale antistante la villa del maestro, si rappresentò, con la direzione di Pietro Mascagni, La bohème. In quel tempo il piazzale era quello di oggi, con i relativi pilastrini. La nipote di Puccini, Simonetta, sensibilissima, che ho incontrato in più occasioni e che ha reso delicatamente museo la villa, avrebbe visto con orrore lo straniamento senza tempo proposto nell'attuale progetto. E pensando a lei mi vengono in mente i grandi scrittori e artisti che sono stati qui, e che non potrebbero concepire il Belvedere in tal guisa stravolto. Penso a Lorenzo Viani, a Mario Tobino, a Manlio Cancogni, a Leonida Repaci, ad Alfredo Catarsini, a Mario Marcucci, a Enrico Pea, a Leone Tommasi, a Uberto Bonetti, inventore delle maschere viareggine del Carnevale, Burlamacco e Ondina.

Ha ragione lo storico Mauro Pardini che mi accompagnò religiosamente, con la tumultuosa Barbara Paci, amica dell'arte, a rivedere quel luogo che io ritenevo naturalmente sacro e intoccabile. Non ci sono ragioni politiche, visto il vasto schieramento di persone di cultura che vivono a Viareggio a partire da Maria Lina Marcucci, grande maestra del carnevale, e dalla direttrice del museo di Viareggio, che porta nel nome la storia dell'architettura novecentesca della città, Alessandra Belluomini Pucci. Non sono certo risposte politiche le carbonare osservazioni di Pardini: «La conservazione del Belvedere così come si è stratificato nel corso del tempo diventa una necessità storico-memorialistica e in senso più ampio anche di carattere paesaggistico, poiché rispecchia una memoria visiva consolidatasi attraverso un gran numero di filmati, anche del prestigioso Istituto Luce, e decine di migliaia di foto inviate in tutto il mondo, che va aldilà del mero valore artistico degli elementi, i quali assumono di conseguenza una pregnanza simbolica, identitaria e affettiva per la storia della Comunità. Il così detto Colpo d'occhio di Puccini che, secondo l'amministrazione, l'attuale progetto evocherebbe, in verità non potrà mai essere restituito in quanto il Lago lambiva la villa e il piazzale non esisteva. Il progetto fu elaborato dall'ingegner Fausto Franchini, assessore e responsabile dell'ufficio tecnico del comune di Viareggio, e venne presentato per la prima volta ufficialmente il 15 settembre 1925 sul Giornale dei Lavori pubblici e delle Strade Ferrate. Nell'ottobre il Comitato per le Onoranze a Giacomo Puccini indisse una sottoscrizione internazionale tramite la quale arrivarono importanti adesioni da tutto il mondo, tra cui quelle di personaggi illustri come Thomas Alva Edison, e fra i musicisti Franz Lehàr: nello stesso anno iniziarono gli interventi ingegneristici di interramento del Lago. Con l'arrivo della salma del Maestro nel novembre del 1926, e la creazione della Villa-Museo, Torre del Lago divenne gradualmente meta ambita di turisti provenienti da tutto il mondo. Alla luce di tutto ciò lo stesso Franchini decise di rivedere il suo progetto nel 1928, tenendo conto delle mutate esigenze, il quale assunse quindi una valenza maggiormente funzionale tramite un raddoppio delle superfici, con una chiara adesione al nuovo clima razionalista. Difatti, nel 1930 il Piazzale prese la forma che tutt'oggi a grandi linee conserva. L'attuale balaustra, di fronte alla Villa del Maestro, ricalca perfettamente il progetto rivisto nel 1928 dallo stesso Franchini, e venne terminata nell'estate del 1930 in occasione della Bohème diretta da Pietro Mascagni».

Ora la Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Ministero della Cultura ha a disposizione progetto, fotografie, materiali e memorie, per una valutazione della situazione che ha un significato più alto della semplice conservazione e degli obblighi della tutela. È il rispetto della memoria e della storia, soprattutto in occasione del centenario della morte del compositore, nel 2024, per cui è stato istituto un Comitato nazionale il cui compito dichiarato è «promuovere e diffondere in Italia e all'estero la conoscenza della figura e dell'opera di Giacomo Puccini, attraverso un adeguato programma d'interventi di tutela e valorizzazione dei luoghi pucciniani e di celebrazioni e manifestazioni culturali». Così si proceda, sotto l'alta sorveglianza del Ministero della Cultura, che ha istituito quel Comitato, finanziato con una legge del Parlamento firmata dal Presidente della Repubblica, che vigila anche su Viareggio.

La conservazione del Belvedere è un dovere morale e culturale della Nazione.

Nel luogo dove si è espressa la poesia e la musica di Puccini più che altrove.

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