Cultura e Spettacoli

Provateci voi, a vivere da capitalisti pure sotto una tenda da campeggio

«Socialismo, perché no?», pubblicato da Ponte alle Grazie, è un divertente pamphlet di Jerry Cohen. Caposcuola dei cosiddetti «marxisti senza stronzate», il filosofo propone il sistema di fratellanza che spontaneamente s'impone in campeggio: così diventa efficiente la generosità

Se perfino Fidel Castro viene sfiorato dal dubbio sull'efficacia del modello socialista, non sembrerà fuori luogo che una casa editrice di prestigio possa, al contrario, rilanciare il dibattito sulla «migliore idea politica non funzionante» della storia dell'umanità. Facendosi così sfiorare dal dubbio opposto: siamo sicuri di vivere nel migliore dei mondi possibili? E il socialismo, è un fiore che non sboccerà mai?
Ci prova Ponte alle Grazie, pubblicando in Italia un garbato, divertente pamphlet di Gerard Allan Cohen, rispettato filosofo politico canadese scomparso un anno fa. Allievo di Berlin, Cohen è stato propugnatore del cosiddetto «marxismo analitico». Noto, nel mondo anglosassone, come «No- Bullshit Marxism», ovvero: marxismo «senza stronzate».
Non sembra affatto una «stronzata» ripensare il socialismo al di fuori degli schemi classici che tanti guai hanno provocato nel Novecento. L'apparente inattualità della tesi del pamphlet viene sviluppata da solide argomentazioni, una volta tanto divertite e divertenti. Del tutto lontane dai barbosi convegni sul «sol dell'avvenire» cui si era abituati nel Millennio appena passato. Un «umorismo gentile», è stato detto del modo lucido di Cohen di riflettere sui mali del sistema capitalistico e dei possibili rimedi. Il prezioso libriccino («Socialismo, perché no?», Ponte alle Grazie, 80 pp, 7,50 euro) è capace di farci ragionare daccapo intorno a questioni oggi più vive che mai. E di confortarci, con il pensiero di una giustizia e di una fratellanza possibili.
La metafora dalla quale parte la riflessione del filosofo è elementare quanto si vuole, ma raggiunge il suo scopo: un gruppo di amici finisce in campeggio e, a ragion veduta, si chiede che cosa accadrebbe se la vita nel campeggio fosse regolata dal capitalismo. Si può infatti immaginare un campeggio in cui ognuno fa valere i propri diritti sulle attrezzature che ha portato, sui propri talenti, nel quale si svolgono contrattazioni per poter usare un coltello per pelare le patate, su quanto si dovrà far pagare agli altri il pelamento delle patate, che a loro volta erano state comprate da un altro campeggiatore, e così via? In queste condizioni, scherza (ma mica tanto) Cohen, «chiunque è socialista!».
Sono così poste le due questioni fondamentali: a parte il campeggio, il socialismo è un ideale desiderabile? E, se è desiderabile, è realizzabile? Ogni tentativo si è scontrato con l'egoismo umano e con il potere del capitalismo. L'umanità, infatti, non ha ancora inventato un modo per premiare e rendere efficienti la generosità e l'altruismo.
Ma questo, sostiene Cohen, non significa né che dobbiamo rinunciare a un'ideale né che dobbiamo rinunciare a cercare il modo di realizzarlo.

Neppure in un mondo nel quale il campeggio, come la fratellanza, purtroppo sembrano più che mai «fuori moda».

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