Quel logorio della vergogna modernaPICASSOMANIAAbiti, scarpe, accessori: è tutta roba d'artista

Due anni fa ne è stata vittima New York. Poi è toccato a Toronto. Adesso arriva in Italia, irruenta. È la picassomania, e pochi ne sono immuni. Come già successo l'anno scorso Oltreoceano, una invasione di mostre è dedicata al celeberrimo artista spagnolo, il più grande del Novecento. Picasso, capace di «cannibalizzare» tutte le arti e di influenzare ora con il periodo blu, ora con i ritratti ora con il cubismo, tutti gli artisti a lui successivi e tutte le arti, comprese quelle applicate, invade il Bel Paese.
Non c'è da stupirsi, allora, se con la grande mostra a Milano «Picasso. Capolavori dal Museo Nazionale Picasso di Parigi» (a Palazzo Reale, fino al 6 gennaio 2013: 250 opere molte delle quali mai uscite dal museo parigino prima di questo tour mondiale che vede Milano come unica tappa europea) sia giunta anche la picassomania. Tante le gallerie private che espongono mostre a tema «picassiano», mentre un po' ovunque (Firenze, Mantova, Ferrara) c'è un dilagare di mostre dedicate al Novecento, il secolo di cui si è nutrito Picasso.
Tra le tante merita una menzione speciale, e non solo perché cita (non a caso) Picasso fin dal titolo, la mostra-evento curata da Marco Goldin a Vicenza. Qui, nella Basilica del Palladio fresca fresca di restauro (ci sono voluti 6 anni e 22milioni di euro, ma ne è valsa la pena: è uno splendore), si compie un vero e proprio viaggio nella storia dell'arte dal Quattrocento al Novecento, seguendo una traiettoria di sguardi che dalla tela, fissano, evitano, ammiccano, coinvolgono il visitatore. Novanta opere, da Beato Angelico a Francis Bacon e una, "L'italiana", picassiano ritratto della donna 'made in Italy', che sembra fatta apposta per essere copiata dalla moda. Scopriamo allora che lo sguardo di Pablo non è limpido e diretto, ma sghembo, frazionato, simbolico. In una parola, picassiano ("Raffaello verso Picasso. Storie di sguardi, volti e figure", fino al 20 gennaio 2013 alla Basilica di Vicenza).
L'artista che fu sperimentatore di linguaggi diversi, che amò dipingere ma anche scolpire con tutti i materiali a sua disposizione, sorriderebbe davanti alle creazioni a lui ispirate. Come quella, ironica e intelligente, di Aganahuei, galleria torinese e concept store nato da un'idea di Pietro De Carolis con Bruno Sacchetto. Con un nome che sdrammatizza un mondo dell'arte che si prende, alle volte, troppo sul serio, Aganahuei gioca con le forme che il pennello di Picasso incideva sulla tela: nascono così (www.aganahuei.com) una serie di abiti «art-a-porter» in perfetto stile picassiano. Tubini, maglie, pantaloni e strozzini sono rivisitati con i toni sgargianti del pittore minorchino. Non solo: perché non osare l'inosabile, cioè indossare un Picasso? Aganahuei ha creato una linea di abiti con stampata una riproduzione grafica del celebre dipinto delle Demoiselles D'Avignon che è una gioia per gli occhi.
Nelle passerelle anche i marchi più blasonati, in un'interessante catena di rimandi tra arte e fashion, si sono ispirati ai lavori di Picasso: le bluse fiorate di D&G parevano un omaggio alle decorazioni di Pablo così come gli accostamenti stridenti di Agatha Ruiz de la Prada, inconfondibili nel loro genere. Abbiamo poi visto sfilare scarpe di Prada con geometrie che ricordano quelle, solo all'apparenza razionali ma in fondo espressioniste, dell' Harlequin di Picasso. Il design, va da sé, non è stato a guardare: tanti gli oggetti ideati per dare un tocco cubista (o eccentrico) alla propria casa, come il portacoltelli di legno di Wolf Ripper Studio dall'inequivocabile nome «Pablo», la G-Chair di Infiniti, per non parlare dei tanti gadget, persino educativi, che stanno spopolando al bookshop di Palazzo Reale come il «Picasso Memory» o il «Remember Pablo» con cui costruire oggetti «picassiani». Persino la rigorosa MontBlanc ha ceduto al fascino scomposto di Picasso, presentando due penne limited edition dal pennino molto cubista.


Complice la chiusura per restauri, il Museo Picasso di Parigi si è privato di tanti capolavori che stanno incantando il mondo (Abu Dabi compreso): la mostra-tour permette di pagare gli ingenti lavori di ammodernamento e di accrescere sapientemente il marchio Picasso. «La pittura è più forte di me - soleva dire Picasso - mi fa fare ciò che vuole». La picassomania anche.

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