Politica

Quella Francia profonda alle urne contro gli stranieri «rubalavoro»

Luciano Gulli

nostro inviato a La Roche sur Yon (Vandea)

«Ceceni, bulgari, romeni. Vai a Parigi e te li ritrovi nel metrò, con la fisarmonica e il piattino. Cerchi un posto per la tua automobile nei parcheggi di corrispondenza e scopri che i parcheggi sono già spalmati dalle loro roulotte. Si stupisce? No, vero? Perché mi sa che anche a Milano è così. È così dappertutto, ormai. Un unico, grande casino. Ma queste sono solo le avanguardie: zingari, mendicanti e disgraziati. Con un po’ di pazienza, e di generosità, uno può anche dire: ma sì ragazzi, accomodatevi pure, c’è posto per tutti. Abbiamo fatto così per anni, non è vero? E ci siamo sentiti tutti molto europei e molto democratici, e molto orgogliosi. Ma quando arriveranno a battaglioni e diranno: mon cher ami, poiché io sono europeo a tutti gli effetti, e questo è un pezzo d’Europa, da oggi siamo pari, e anche qui sono a casa mia. Be’tu che gli dirai? E quando questo accetterà di fare il lavoro che fai tu, a metà del salario, come finirà?».
Gerard Guezennac è un fiume in piena, stamattina. Piazzato a gambe larghe all’esterno del suo chiosco di fiorista, baffi rossi e grembiule verde, trancia con la forbice da pota i gambi di un gran mazzo di rose gialle marezzate di cremisi. Dicono che le rose sono state ordinate da una segretaria del visconte De Villiers, e che andranno a ingentilire le tavole di un ristorante di un villaggio qui vicino, dove il visconte terrà uno dei suoi ultimi discorsi a sostegno del no alla Costituzione che fa rima con disoccupazione, e no alla Costituzione che si porta appresso prezzi che salgono e salari che scendono. E no infine allo spettro di un’Europa che strada facendo è diventata una cosa incomprensibile, «e spiegatemi voi - dice Gerard, girandosi i baffi - che c’entro io con un bulgaro, o con un turco, e che cos’è questa presa per i fondelli dell’Europa a 25. Chi è che ci guadagna davvero?».
Ben ritrovati in Vandea, tra il verde baritonale dei boschetti che cedono il passo alle vigne di Muscadet e ai pascoli dove spicca il bianco e il nero delle mucche da latte. Ben ritrovati nella terra della tradizione e delle chiese, dove non c’è viottolo di campagna che non sia sorvegliato da un grande crocefisso. E dove il ricordo degli «chouans», i battaglieri contadini che nel 1793 si ribellarono alla Convenzione (per farsi poi massacrare dalle armate spedite da Parigi per far piazza pulita di quei «baciapile» con la coccarda bianca sul berretto) è ancora vivissimo. «Se avanzo seguitemi. Se indietreggio uccidetemi. Se muoio vendicatemi», era il motto di La Rochejaquelin, uno dei capi della rivolta vandeana. E se oggi non c’è nessuno disposto a prendere il forcone (e tantomeno il fucile) contro «quelli di Parigi», certo la rabbia è tanta.
Una rabbia che non è rivolta solo contro i «parenti poveri che verranno da est a impoverire anche noi», come recita un giovane agricoltore che sta caricando sul furgone i bidoni di latte appena munto nella sua fattoria di Saint Gilles. Nel mirino dei vandeani, e degli abitanti della costa che scende dalla Bretagna e va giù, oltre La Rochelle, ci sono ora anche gli inglesi (mai troppo amati dalla gente di qui) e gli svedesi, calati in massa negli ultimi anni a comprar case. Sicchè la costa è diventata ormai uno spolverìo di tetti di tegole rosse e di case bianche con le imposte color pastello: una scimmiottatura di Sardegna e di Toscana che però funziona. E si vende come il pane. «Era normale che i prezzi salissero. È la legge del mercato», si stringe nelle spalle Bernadette Lelouch, immobiliarista della costa. «Loro, gli inglesi, con le tasche gonfie di sterline, che pesano quel che pesano. E noi a remare controcorrente con l’euro – dice Armand Lanoux, uno dei tanti che domani voterà no -. Duecentomila euro per una casetta di tre stanze e servizi. E chi ce li ha, tutti questi soldi? E una coppia giovane che vuole sposarsi, come fa?». E allora no alla Costituzione, dietro cui si nasconde lo spettro dell’Europa-fregatura.

E se argomentate che il no sarà un voto dato con la pancia, e non con la testa, vi sentirete corbellare dai tanti che vi risponderanno: «Be’: cos’ha la pancia che non va rispetto alla testa?».

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