Quirinale

Mattarella ascoltato (se fa comodo)

Ci sono alcune parole che valgono di più e alcune che valgono di meno. Anche se a pronunciarle è la stessa persona e per di più a distanza di ventiquattro ore, non di ventiquattro mesi

Mattarella ascoltato (se fa comodo)

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Ci sono alcune parole che valgono di più e alcune che valgono di meno. Anche se a pronunciarle è la stessa persona e per di più a distanza di ventiquattro ore, non di ventiquattro mesi: giusto per fugare il dubbio di una memoria fallace e consolidare la certezza della malafede. A peggiorare la situazione c'è che quelle parole non sono uscite da una bocca qualunque, ma da quella di Sergio Mattarella.

Quelle, nettissime, pronunciate sabato dal Presidente della Repubblica sugli scontri di Pisa le ricordiamo tutti e tutti le stanno ripetendo: «L'autorevolezza delle Forze dell'Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni. Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento». Parole condivisibili e condivise che però, come era facilmente prevedibile, sono state immediatamente «partigianizzate» dall'opposizione e utilizzate come un oggetto contundente nei confronti del governo. «Andrebbero tatuate», ha scritto Concita De Gregorio su Repubblica. E noi rilanciamo, andrebbero scolpite sul marmo.

Epperò andrebbero incise (o tatuate, come preferite) anche quelle, altrettanto nette, che il Presidente ha detto lo scorso venerdì: «Si assiste a una intollerabile serie di manifestazioni di violenza: insulti, volgarità di linguaggio, interventi privi di contenuto ma colmi di aggressività verbale, perfino effigi bruciate o vilipese, più volte della stessa Presidente del Consiglio, alla quale va espressa piena solidarietà». Possibile che l'opposizione sia sempre sorda dall'orecchio sinistro? Possibile che non si trovi nessun sincero democratico disponibile a offrire qualche centimetro della propria pelle per farsi tatuare anche queste parole?

Altrimenti siamo di fronte a una schizofrenia politica che non ha neppure più la dignità di camuffarsi: se il Capo dello Stato difende la premier niente titoloni, nessuna pioggia social di condivisioni, nessuna riflessione accigliata. Si fa finta di nulla, si fischietta come se non si fosse i destinatari del messaggio del Colle. Invece per tutto il resto, specialmente se strumentalizzabile, c'è la gran cassa.

Sono le parole a targhe alterne: per la sinistra alcune sono scolpite sul marmo e altre scritte sulla sabbia.

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