Letteratura

Per redimere una comunità non bastano neanche "Piccoli atti di misericordia"

Il noir di Dennis Lehane è ambientato nei sobborghi violenti di Boston

Per redimere una comunità non bastano neanche "Piccoli atti di misericordia"

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Per redimere una comunità non bastano neanche "Piccoli atti di misericordia"

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È possibile una convivenza civile in una società multietnica? Quali sono le possibili frazioni che si possono scatenare in una comunità che cerca l'integrazione razziale? Quali terribili fenomeni può scatenare una condivisione di spazi forzata fra civiltà che non vogliono trovare un punto di comunione oltre che di comunicazione? Quali contraddizioni cela in sé l'apparentemente democratico sistema politico e sociale americano?

Queste sono solo alcune delle questioni che scatena la lettura di un noir di forte impianto sociale come Piccoli atti di misericordia (Longanesi) dello scrittore statunitense Dennis Lehane. Una storia tagliente e lancinante che non a caso Stephen King ha definito «un romanzo infuriato» che riporta alle atmosfere drammatiche di Mystic River ma anche di Gone, baby, gone e scava fra le contraddizioni di una città come Boston. «La letteratura noir si è sempre occupata della classe dei diseredati - spiega Lehane -. Il quadro degli Stai Uniti che ne deriva non è quello dell'America ricca, ma quello dei suoi sobborghi. Se osservate i quartieri popolari di Boston sono molto diversi dalla città che tanti si immaginano e vedono e che sentono sicura. Quelle zone povere sono terreno fertile per violenza e crimine». Ed è proprio lì che è ambientato, nel 1974, Piccoli atti di misericordia, nel momento in cui la zona fu al centro di violente rivolte e proteste di piazza. Per contrastare le discriminazioni e l'odio fra le etnie, le autorità giudiziarie imposero a molti giovani studenti afroamericani di trasferirsi nelle scuole dei bianchi e viceversa. I ragazzi erano costretti a spostarsi da una parte all'altra della città finendo spesso in zone disagiate e trovandosi in situazioni dove crebbero forti tensioni. Non bastarono i cordoni di protezione della polizia, i pullman scortati ad arginare l'esplosione delle proteste e delle contestazioni in quell'estate in cui un caldo insopportabile ferì il quartiere di Commowealth. Spesso saltava la corrente e le famiglie non potevano tenere i ventilatori accesi. E il caldo insopportabile si sommò agli eventi scatenando la rabbia. Mary Pat Fennessy, quarantadue anni non è mai stata particolarmente fortunata. Vive in una casa popolare, ha perso il marito giovanissima, e successivamente un figlio per overdose. Ora però rischia di perdere qualcosa di ancora più prezioso per lei: sua figlia Jules di diciassette anni. Una giovane studentessa che ha subito anche lei lo spostamento scolastico. La sua sparizione scatenerà una disperata ricerca, una lotta contro il tempo per impedire che alla ragazza succeda qualcosa di terribile. Ma la stessa notte in cui Jules non ritorna a casa sulla banchina della metropolitana del suo quartiere viene trovato morto un ragazzo di colore. C'è un legame fra i due eventi? I due si conoscevano? Si sono incontrati? Mary Pat per scoprire la verità inizia il suo personale viaggio senza ritorno all'inferno. Farebbe di tutto per ritrovare sua figlia e vive con coraggio la sua responsabilità di madre. Da anni sa che la gang irlandese di Marty Butler gestisce ogni affare nel quartiere e spesso si era disponibile a collaborare con loro sia quando c'era da raccogliere fondi per false cause sia quando c'era da volantinare in segno di protesta. Ma i Butler hanno davvero difeso negli anni gli interessi della comunità? Che cosa nasconde la banda? Non sarà facile per Mary Pat scoprire cosa è successo alla propria bambina e non sarà facile accettare la verità. Ma le piccole comunità custodiscono terribili segreti che non andrebbero mai svelati.

Non c'è niente di consolatorio in Piccoli atti di misericordia, nessuna redenzione è possibile per i protagonisti della storia, nessuna speranza può essere alimentata dal rimpianto per i morti innocenti.

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