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Per Rifondazione è quello cileno il vero 11 settembre da celebrare

Ground Zero è superato: «Liberazione» preferisce dedicare la copertina al golpe di Pinochet

Massimo Malpica

da Roma

L’undici settembre nell’immaginario collettivo è il giorno del terrore: da allora la storia ha un’altra data nera da ricordare. Per Liberazione, invece, l’11/9 da prima pagina è il golpe cileno, avvenuto nello stesso giorno d’autunno, ma 32 anni fa. Per il quotidiano di Rifondazione la faccia dell’orrore non è quella di Bin Laden ma quella del generale Pinochet o chissà, per loro il generale cileno è solo più fotogenico dello sceicco arabo.
Eppure da quell’11 settembre 2001 non c’è nulla che possa sciogliere nella nostra mente il legame indissolubile tra quella data e le immagini dell’attacco agli Usa: gli aerei che s’infilano nelle Torri gemelle sventrandole e scomparendo in una palla di fuoco, la gente disperata che si lancia giù dai grattacieli, l’immensa nube di polvere che si alza dalle macerie e ingoia Manhattan. Meno di due ore e tutto il mondo era cambiato. Era ieri, quattro anni fa. E se a qualcuno fosse sfuggito il calendario, tv, giornali e siti web hanno provveduto a ricordare l’anniversario, con più o meno enfasi a seconda della latitudine geografica e politica.
Anche il giornale di Rifondazione ha raccontato il quarto «nine eleventh» da Ground Zero, a pagina due, «tra miraggi d’affari e fiera del dolore». Ma al momento di decidere cosa mettere «in vetrina», la scelta è stata diversa. In prima pagina campeggia una grande foto in bianco e nero di Augusto Pinochet a braccia conserte, dopo il golpe del 1973 a Santiago del Cile, quando il governo di Salvador Allende fu rovesciato nel sangue. Dopo quattro anni in cui per la sinistra Bin Laden ha privato l’ex dittatore del ruolo che meritava, pare sia giunto il momento di restituire a Pinochet quel ricordo che l’altro undici settembre aveva oscurato.
Eppure anche Liberazione, appena un anno fa, aveva raccontato l’11/9 tre anni dopo, e non 31, in un editoriale e in uno speciale inserto, nei giorni delle due Simone sequestrate in Irak. Ma in Cile, alla fine di quest’anno, si andrà a votare: gli attentati alle sedi del partito comunista del Paese sudamericano in occasione dell’anniversario del vecchio golpe cambiano equilibri e prospettive in un giornale dal Dna inequivocabilmente rosso.

E fintanto che la «lenta decadenza dell’anziano ex dittatore» non si decida ad accelerare, Ground Zero può attendere: l’undici settembre torna a essere cileno.

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