Spettacoli

"Rimetto il palcoscenico al centro del mio pop. Sanremo? Non riuscirei"

L'artista torna dal vivo dopo oltre tre anni. "Un disco con mio figlio mi farebbe crescere"

"Rimetto il palcoscenico al centro del mio pop. Sanremo? Non riuscirei"

Lui arriva sul palco correndo e correrà per quasi tre ore da una parte all'altra del palco al Palazzo dello Sport di Roma manco fosse Mick Jagger: «Però lui ha vent'anni più di me» ride sconsolato a fine concerto. Biagio Antonacci ha trascorso la vigilia del suo (cinquantanovesimo) compleanno debuttando l'altra sera a Roma con il suo concerto forse più imponente e costruito. Si chiama Palco Centrale Tour e girerà l'Italia prima di chiudere a Milano il 20 dicembre con il suo palcoscenico quadrato in mezzo ai palasport. «Sono stato ben tre anni e tre mesi lontano dal palco, mai successo prima nella mia vita. Perciò avevo un po' di tensione» dice sudatissimo appena sceso dal palco. Trentaquattro brani, praticamente tutti cantati a memoria dal pubblico. La visita a sorpresa di Laura Pausini (duetto improvvisato in Se è vero che ci sei). E finale solitario sul palco con una trascinante Se io se lei. Insomma una ripartenza. Senza neanche un po' di fiatone.

E dire che l'ultima volta aveva detto di sognare tanti concerti in un solo piccolo teatro, il Carcano di Milano.

«Era quello che avevo bisogno in quel momento. Speravo di raccontarmi così, una sera dopo l'altra sullo stesso palco, e magari fare attività di solidarietà durante il giorno, partecipare a presentazioni di libri e cose del genere. Poi però...».

La pandemia.

«Quando il lockdown è scattato, ho avuto anche una sorta di crisi di panico. Non vedevo la fine».

Poi?

«Poi lentamente sono ripartito. Ho iniziato ad accordare le mie tante chitarre seguendo le lezioni da liutai sul web. Alla fine mi sono pure divertito. Ma non ho scritto neanche una canzone. In compenso ho avuto il terzo figlio».

Ormai ha una famiglia di musicisti. Paolo Antonacci è un autore che ha scritto per tanti.

«Quando ho sentito annunciare il suo nome con la canzone di Tananai ho avuto un brivido. Paolo Antonacci. E Paolo era anche il nome di mio papà».

Potreste scrivere un album insieme. Biagio canta Antonacci.

«Scrivere brani con lui mi farebbe di certo crescere».

Magari potreste andare al Festival di Sanremo?

«Il prossimo anno saranno trenta anni dalla mia ultima partecipazione in gara».

Appunto. L'occasione giusta.

«No, non credo che succederà. Non credo di poter reggere emotivamente. L'altro giorno, quando stavo per fare il collegamento con il Tg1, ero agitato perché pensavo che mi avrebbero visto milioni di persone contemporaneamente. Diciamo che per ora dico di no a Sanremo in gara».

Magari come ospite?

«Neanche».

Sul palco è salita Laura Pausini a sorpresa.

«Le voglio un bene dell'anima».

Neanche lei andrà a Sanremo, ha detto.

«Avremmo dovuto duettare insieme qualche anno fa a Vina del Mar, che è il festival sudamericano molto simile a quello di Sanremo. Poi non siamo riusciti a far quadrare gli impegni ed è saltato tutto».

Però avete fatto un tour di grande successo.

«Fare un tour con un altro artista è bello e difficile».

Con chi ne farebbe un altro?

«Beh con Eros Ramazzotti, che è praticamente mio fratello. Ci divertiremmo da morire. Oppure, se andassimo nei teatri, mi piacerebbe immaginarmi sul palco con Giuliano Sangiorgi dei Negramaro».

In questi trent'anni la musica è cambiata. Userebbe l'autotune come fanno quasi tutti ormai?

«Mah, quando ho iniziato io l'autotune era un semplice correttore di intonazione. Adesso è diventato uno strumento. Non è il mio preferito. Ma se avessi un brano nel quale serve l'autotune, beh, lo userei».

Sul palco Biagio Antonacci è inarrestabile.

«Come ho detto quando è arrivata Laura, noi siamo gente che ha fatto la gavetta, che ha imparato a suonare nei piccoli locali, passo dopo passo, riuscendo a improvvisare anche all'ultimo momento».

Ma la tenuta fisica non si improvvisa.

«Poi sul palco così quadrato al centro del palasport non è facile perché devi correre da una parte all'altra e non dare troppo le spalle al pubblico. Una faticaccia».

Durerà un mese. E poi?

«E poi il prossimo anno si tornerà sul palco».

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