L'articolo della domenica

Ripartiamo da quando eravamo poveri

Siamo sicuri di capire l’attuale crisi, le sue cause e i rimedi da approntare?

Siamo sicuri di capire l’attuale crisi, le sue cause e i rimedi da approntare? La crisi fi­nanziaria è la conseguenza del rallenta­mento dell’economia di tutti i Paesi occidenta­li, dall’Italia agli Usa fino al Giappone, davanti alla concorrenza della Cina,dell’India e delle al­tre economie in espansione. L’Occidente, nel corso degli ultimi secoli, ha inventato una tec­nologia superiore, comprava le materie prime dal resto del mondo, le lavorava con un enorme valore aggiunto e si è arricchito. Ogni tanto qual­che nazione, usando le nostre tecnologie, face­va un balzo in avanti.

L’ha fatto per primo il Giappone,ma a un certo punto l’hanno fatto an­che nazioni con miliardi di abitanti, con un co­sto della manodopera bassissimo e le industrie occidentali in poco tempo sono state messe in difficoltà. È solo a questo punto che è entrata in gioco la finanza. Le banche americane, che hanno con­cesso mutui a milioni di persone per comprarsi la casa, pensavano che sarebbe continuato lo sviluppo. Invece è rallentato, i loro clienti non hanno più potuto pagare e allora hanno escogi­tato ogni diavoleria finanziaria per sopravvive­re.

Ma non è detto che i clienti avranno più soldi nei prossimi anni perché le industrie chiudono e restano disoccupati. Lo Stato, per aiutare ban­che e lavoratori, si è indebitato a sua volta ed è iniziata anche la speculazione sulle stesse na­zioni. Oggi, per ridurre i debiti, gli Stati riduco­no le spese, ma in questo modo la povertà au­menta. Non siamo in una bufera temporanea che passerà come sono passate le altre e non basta­no misure finanziarie.

Quello che incombe sul­­l’Occidente è l’impoverimento, stiamo tornan­do poveri mentre ci consideravamo ricchi. Una povertà che in Italia si esprime nei disoccupati, nelle mense dei poveri, nei divorziati che torna­no dai genitori, nella vendita della «nuda pro­prietà » per sopravvivere, nel progressivo scadi­mento della qualità di tutti i prodotti a parità di prezzo.

Per riprenderci, dobbiamo partire dall’idea che possiamo tornare poveri come lo eravamo nel dopoguerra e che siamo in concorrenza con Paesi ad alta tecnologia e basso costo della ma­nodopera. Per cui dobbiamo partire da capo, con tenacia, con perseveranza, ricostruire la ca­pacità tecnologica ricercando e studiando, poi sfruttare le nicchie in cui abbiamo ancora un vantaggio, facendo qualsiasi lavoro e facendo­lo bene.

Ma anche imparando a difenderci dal dum­ping dei loro prodotti e ad aver paura degli spre­chi, di tutti gli sprechi.

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