Cronaca locale

Il piano di Zingaretti per il Lazio: case popolari a migranti irregolari e occupanti abusivi

Nella legge di stabilità regionale la giunta Zingaretti ha inserito la possibilità di assegnare una casa popolare su dieci anche a chi non ha i requisiti come migranti irregolari e occupanti abusivi. Il centrodestra: "Un regalo ai centri sociali"

Il piano di Zingaretti per il Lazio: case popolari a migranti irregolari e occupanti abusivi

Archiviato il piano sgomberi voluto dal Viminale a trazione leghista, ora la giunta Zingaretti strizza l’occhio ad oltre 12mila occupanti abusivi della Capitale.

L’idea è quella di risolvere la questione dell’emergenza abitativa aprendo una corsia preferenziale per l’accesso alle case popolari dedicata a migranti irregolari e inquilini dei palazzi occupati. I dettagli della proposta sono contenuti nell’articolo 10 della bozza della legge di stabilità regionale del 2020, che permetterebbe di assegnare, in via provvisoria, per un massimo di due anni, il 10 per cento degli alloggi di edilizia residenziale pubblica a chi non è in possesso dei requisiti necessari per ottenerli.

Tra i principali ci sono quello della cittadinanza italiana o del permesso di soggiorno, della residenza o di un regolare contratto di lavoro in città, oltre a non aver mai occupato senza averne titolo un alloggio di proprietà del Comune o della Regione. Con la deroga prevista nella legge di stabilità, invece, un appartamento su dieci sarà riservato a stranieri senza permesso di soggiorno ed ex occupanti. Il centrodestra, lo bolla come un "regalo ai centri sociali". Ma per l’assessore alle Politiche Abitative, Massimiliano Valeriani, interpellato dalla consigliera leghista, Laura Corrotti, si tratterebbe di una misura dettata dal "buon senso", che serve a dare una risposta all’esercito di senzacasa stipati in edifici fatiscenti, che spesso si trasformano in veri e propri fortini dell’illegalità.

"Con questa norma migranti irregolari e occupanti abusivi scavalcheranno di fatto migliaia di cittadini italiani e stranieri in regola con i documenti, che da anni sono in graduatoria per ottenere un alloggio", attacca la consigliera della Lega, che promette battaglia per bloccare il provvedimento. Lo definisce un "lasciapassare" per i collettivi rossi che negli anni si sono barricati con catene e lucchetti in decine di immobili pubblici e privati. Sono 23, secondo la lista stilata dal prefetto di Roma lo scorso luglio, gli edifici da sgomberare a partire dalla primavera del 2020. Maera stata proprio la Regione Lazio, nella riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica dello scorso 27 agosto a chiedere una "tregua". Il governo giallorosso stava per giurare al Colle e Matteo Salvini si preparava a lasciare il suo ufficio al Viminale. I nuovi equilibri politici hanno fatto prevalere la linea morbida, contribuendo a sventare il blitz in programma per i primi di settembre nel palazzo di via del Caravaggio, dove vivono 400 persone.

"La giunta Dem dice che si tratta di una soluzione temporanea – attacca ancora Corrotti - ma una volta che gli appartamenti saranno assegnati sarà difficile rientrarne in possesso". L’emendamento che chiede di abrogare il comma 3 dell’articolo 10 della legge è stato sottoscritto da tutto il centrodestra e verrà discusso domani in commissione Bilancio. "È un provvedimento assurdo che premia gli irregolari e discrimina i cittadini onesti, la giunta Zingaretti deve ritirarlo", attacca anche il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Pisana, Fabrizio Ghera. "Le occupazioni gestite dall’estrema sinistra che hanno sempre creato problemi in moltissime zone della città – continua - ora vengono premiate dal Pd". Il partito di Giorgia Meloni ha annunciato che proporrà un altro emendamento per introdurre il "principio di residenzialità nei criteri per le graduatorie di assegnazione degli alloggi".

In questo modo, spiega il gruppo in un comunicato, "si dà precedenza a chi vanta una lunga permanenza nel territorio, che costituisce un elemento di radicamento, di partecipazione alla vita economica e sociale e di contribuzione alla spesa locale".

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