Politica

Rosy e Barbara, un flop in due

Il milione di fischi a Piazza San Giovanni è il risultato di un anno di governo per Bindi e Pollastrini, autrici della legge sulle coppie di fatto

Rosy e Barbara, un flop in due

Mario Palmaro
«Così diverse, così uguali» si estasiò Repubblica quando Rosy Bindi (ministro per la Famiglia) e Barbara Pollastrini (Diritti e pari opportunità) presentarono il disegno di legge sui Dico. Praticamente gemelle: stessi tailleur, stessi occhiali, stesso cipiglio. Non fosse che, notava sempre Repubblica con civettuola precisione, una portava un sobrio girocollo di perle e l'altra un sobrio girocollo di brillanti. Per completezza d'informazione, perle alla Famiglia e brillanti ai Diritti e pari opportunità.
Senza volerlo, Repubblica aveva riassunto in poche righe l'intero operato di queste due battagliere signore del governo Prodi: una bella conferenza stampa piena di sorrisi cattoprogressisti e demosinistri e poi più nulla.
O meglio, qualche cosa le due signore l'hanno anche ottenuto: un milioncino di pernacchie raccolte tutte in un pomeriggio a Roma in piazza San Giovanni sabato 12 maggio. E pensare che Bindi (attenzione a non mettere il «la» davanti al cognome perché vi darebbe subito del cattomaschilista) alla presentazione del disegno di legge incriminato aveva detto testualmente: «Due uomini non ci sarebbero riusciti». Era convinta di aver messo in moto una gioiosa macchina da guerra che avrebbe spazzato via ogni traccia di arretratezza cattolica in questo Paese troppo attento a quanto dicono il Papa e la gerarchia. Brava Rosy. E adesso Romano Prodi chissà come sarà contento di affrontare la questione in Parlamento dopo che lei gli ha portato in piazza un milione di cattolici arrabbiati.
Certo, Bindi dirà che quella del Family Day è una piazza che non capisce, un agglomerato di cattolici infantili. Mica gente come lei, cattolica talmente adulta che, appena la gerarchia interviene come le compete sui temi etici, replica «Io amo pensare alla Chiesa che si occupa della cose di Dio». Talmente adulta da affermare che, anche nel caso dei Dico, il suo impegno «è stato quello di rimanere fedele alla Costituzione»: non certo al Vangelo, che fa troppo preconciliare. Talmente adulta che, quando i vescovi italiani hanno pubblicato una nota che dava l'altolà ai politici cattolici del suo stampo, lei ha diramato una sua nota che forniva l'interpretazione autentica della nota dei vescovi scrivendo testualmente: «Il ddl del governo si ispira alla medesima impostazione (nella relazione illustrativa addirittura ci si esprime quasi con le stesse parole)». E alla Cei non se ne erano accorti.
Fedele alla «scelta religiosa» con cui gran parte del «laicato cattolico» negli anni Settanta decise di essere «laicato» in piazza e «cattolico» in sacrestia, ora Bindi è ridotta ad andare sottobraccio ai comunisti. E non si fa mancare proprio nulla, visto che di partiti comunisti, nella sua coalizione, ce ne sono addirittura due: dal miglior Dossetti al peggior Maritain ha messo in pratica tutto sotto lo guardo compiaciuto del capo del governo. Il quale capo del governo, però, starà meditando con apprensione e qualche scongiuro su un passaggio del discorso con cui Bindi presentò il disegno di legge sui Dico, quello in cui la signora disse: «È stata una prova generale di Ulivo e di Partito democratico».
Dato che, oltre che del ministro per la Famiglia, si parla anche di quello dei Diritti e pari opportunità, bisogna fare le cose giuste: tutto al cinquanta per cento. Quindi, se del milione di dimostranti del 12 maggio cinquecentomila spettano a Bindi, gli altri cinquecentomila sono tutti di Pollastrini. Anche qui attenzione a non anteporre il «la» al cognome perché Pollastrini, da questo punto di vista, è anche peggio di Bindi. Tollera un solo «la», quello davanti a «ministra». Se volete rendervene conto andate sul sito del suo ministero, www.pariopportunita.gov.it, e scoprirete che con grande scatto d'orgoglio femminile si fa proprio chiamare così: «la ministra». Oltre al disegno di legge sui Dico, questo è l'altro significativo risultato conseguito da Pollastrini in questo anno di governo.
Eppure era partita con grandi progetti. Nel 2005, all'Assemblea per il programma dei Democratici di sinistra in vista delle elezioni aveva dichiarato di puntare a «un nuovo umanesimo, accompagnato dallo sguardo penetrante di un nuovo illuminismo». E poi aveva così sintetizzato il suo progetto: «Libertà come laicità. Laicità senza aggettivi, senza giri di parole. Laicità come metodo irrinunciabile, buona compagnia nelle acque agitate delle nuove frontiere della scienza, della bioetica. Come speranza di integrazione nell'epoca dell'allargarsi delle passioni tristi».
La recentissima proposta di legge Franceschini sul conflitto di interessi fatta per sabotare Berlusconi colpisce anche Pollastrini, che, in quanto moglie di Pietro Modiano, direttore generale di Intesa-San Paolo, non potrebbe diventare presidente del Consiglio.

Vista la sua diagnosi sull'«epoca dell'allargarsi delle passioni tristi», non tutto il male vien per nuocere.

Commenti