Coronavirus

Covid, i contagiati sono più esposti al rischio diabete

Gli esperti escludono che il diabete possa diventare un problema medico per la maggior parte delle persone che hanno contratto il coronavirus. Tuttavia, essi suggeriscono di prestare attenzione ad alcuni sintomi

Covid, contagiati più esposti al rischio diabete

Gli scienziati del German Diabetes Center (DDZ) e del German Center for Diabetes Research (DZD) hanno scoperto che i soggetti che hanno contratto il Covid hanno un rischio più elevato di soffrire di diabete di tipo 2. Lo studio, pubblicato su "Diabetologia", conferma le ipotesi avanzate da precedenti ricerche secondo le quali il pancreas può essere un bersaglio del virus SARS-CoV-2. A seguito dell'infezione è stata, infatti, osservata una riduzione del numero di granuli secretori di insulina nelle cellule beta e una minore secrezione della stessa insulina stimolata dal glucosio. Inoltre, dopo essere guariti dal Covid, alcuni pazienti hanno sviluppato insulino-resistenza con elevati livelli di zuccheri nel sangue, nonostante non avessero mai avuto precedenti diagnosi di diabete.

L'infezione da coronavirus è in grado di causare un importante rilascio di citochine, ovvero sostanze di segnalazione pro-infiammatorie. L'attivazione in tal senso del sistema immunitario può persistere per mesi dopo la malattia e compromettere l'efficacia del pancreas di secernere insulina. Ad oggi non è ancora chiaro se questi cambiamenti metabolici siano transitori o se, invece, il Covid possa facilitare l'instaurarsi di diabete permanente. Gli scienziati hanno quindi lavorato ad uno studio di coorte retrospettivo che ha incluso un gruppo rappresentativo di 1.171 indagini mediche. Queste ultime, condotte in Germania da marzo 2020 a gennaio 2021 con follow-up fino a luglio 2021, hanno coinvolto 8,8 milioni di individui.

Come gruppo di controllo sono state selezionate persone affette da infezioni acute del tratto respiratorio superiore (AURI) che frequentemente sono provocate da virus. Le due coorti sono state abbinate in base a fattori quali sesso, età, assicurazione sanitaria, mese di diagnosi di Covid o AURI e comorbilità (obesità, ipertensione, colesterolo alto, ictus, infarto). Dalla ricerca sono stati esclusi i soggetti in terapia con corticosteroidi. Durante il periodo di analisi a 35.865 pazienti è stato diagnosticato il Covid. Dati alla mano, il team è giunto alla conclusione che gli individui con storia di coronavirus hanno sviluppato il diabete con una frequenza superiore rispetto a coloro che avevano sofferto di AURI.

Per la precisione l'incidenza del diabete con infezione da SARS-CoV-2 è stata del 15,8 rispetto a 12,3 per 1000 persone all'anno con AURI. L'analisi statistica ha evidenziato un rapporto del tasso di incidenza (IRR) di 1,28. In parole povere ciò significa che la probabilità relativa di sviluppare il diabete è del 28% più alta nel gruppo Covid rispetto al gruppo AURI.

Sebbene sia improbabile che il diabete di tipo 2 diventi un problema medico per la maggior parte dei pazienti che hanno contratto il coronavirus, gli esperti raccomadano di prestare attenzione a sintomi premonitori come affaticamento, minzione frequente e aumento dello stimolo della sete.

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