Salute

Covid, ecco perché il sangue dei vaccinati è sicuro

Non esiste alcun rischio, semmai solo benefici, nel ricevere il sangue da parte di un paziente già vaccinato contro il Covid-19: ecco cosa ha spiegato l'esperto

Covid, ecco perché il sangue dei vaccinati è sicuro

La folle vicenda di cui ci siamo occupati nei giorni scorsi, relativa ai genitori modenesi che si sono rifiutati di far operare il figlio di appena 3 anni al cuore con il sangue di gente vaccinata al Covid-19, ha destato molto scalpore. La paura immotivata che potesse contenere chissà cosa è stata smontata subito da evidenze mediche e scientifiche.

Cosa contiene il sangue dei vaccinati

Il movimento no vax è sempre più scarso ma circolano ancora, in rete così come su Telegram, convinzioni e dicerie senza alcun fondamento sulle "tracce" che può lasciare il vaccino in chi si sottopone alla profilassi contro Sars-Cov-2. Sull'argomento è intervenuto il direttore del Servizio di Immunoematologia e Medicina trasfusionale del policlinico San Matteo di Pavia, Cesare Perotti, che ormai da due anni spiega ai propri pazienti e ai congressi i meccanismi tra Covid, sangue e vaccino. «Con il vaccino viene iniettata una pallina di grasso che contiene una informazione in grado di stimolare il nostro sistema immunitario», spiega il primario. Nessun microchip o altre sostanze di chi farnetica: Perotti ha condannato pesantemente la scelta di chi decide di non volere ricevere sangue da un donatore vaccinato, "è una follia".

Il vaccino contiene soltanto l'informazione, tramite l'Rna del virus, contenuta in una capsula di grasso che istruisce le cellule del nostro corpo a produrre la famosa proteina Spike. «Quando una persona riceve il vaccino, il suo corpo produce copie della proteina che non causa la malattia, ma fa sì che il sistema immunitario impari a reagire in modo difensivo, elaborando una risposta immunitaria contro la SARS-CoV-2», spiega a Repubblica. Il nostro sangue, dopo l'iniezione, contiene i linfociti che prendono le informazioni per trasmetterle al sistema immunitario che produce gli anticorpi specifici per difenderci, entro due settimane, dal potenziale attacco virale.

"Covid non si trasmette a livello ematico"

«Non so su quali basi pseudo-scientifiche si possano fare richieste del genere - incalza il professore riferendosi a chi chiede sange no vax - La scienza ha ampiamente documentato che il sangue dei donatori, che generosamente viene raccolto tutti i giorni, è sicuro». Se il Covid si fosse trasmesso per via ematica sarebbe stato un disastro per tutti: non sarebbe più stato possibile effettuare un qualsiasi intervento chirurgico e fare vitali trasfusioni. Ecco perché, una volta di più, le tesi no vax sono folli e inutilmente terroristiche. Perotti spiega che è ampiamente documentato che il sangue dei donatori sani e sottoposti a check up estremamente accurati, «non è in grado di trasmettere il Covid. E mettiamo per assurdo che un donatore sia positivo al virus, cosa impossibile visti i controlli a cui è tenuto: in ogni caso non accadrebbe nulla perché il Covid non si trasmette a livello ematico».

Perché è sconsigliato il sangue di un parente

Insomma, appare ormai chiaro anche ai più scettici che il "peggio" che possa capitare a chi riceve il sangue da una persona vaccinata siano gli anticorpi contro il Covid, né più né meno. Semmai, una problematica intelligente che ha messo in risalto l'immunologo e che magari non molti sanno è come comportarsi in caso di donazioni da parte di persone che possono preferire il sangue di un familiare rispetto a quello di uno sconosciuto. «Si sconsiglia vivamente per motivi medici e psicologici - spiega Perotti a Repubblica - Innazitutto bisogna avere un gruppo sanguigno compatibile con quello del ricevente, e poi fa sorgere la necessità di trattare il componente proprio perché, essendoci una parentela tra donatore e ricevente, quei linfociti in rari casi potrebbero inescare una reazione immunitaria».

Lo stesso discorso fatto per i parenti, però, vale anche con gli amici: serve sempre la compatibilità dei gruppi sanguigni e il donatore deve superare tutti gli esami che la legge italiana impone prima di essere dichiarato idoneo.

Un iter che pone il nostro Paese come eccellenza, nel mondo, nei confronti di questa tipologia di operazione.

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