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Il rabarbaro, 5 impieghi tra salute e cucina

Pianta perenne dal sapore particolare, il rabarbaro riporta alla memoria i ricordi dell’infanzia. Ma non si limita a vestire i panni dell’ingrediente aromatizzante: infatti, trova impiego sia in cucina che come prodotto erboristico

 Il rabarbaro, 5 impieghi tra salute e cucina

Il rabarbaro è una pianta davvero unica nel suo genere, con quel suo aspetto slanciato che si apre in foglie larghe e verdi, in grado di raggiungere altezze considerevoli. Il colore delle estremità superiori di stacca dal rosso venato del fusto, ma anche dal rizoma che vanta proprietà importanti. Noto anche come Rheum, è un elemento evergreen che cresce sia in Asia che in Europa, è originario del Tibet e della Cina e trova impiego sia nel campo dell’alimentazione che in quello officinale.

Le parti utilizzate sono quelle delle coste e dei piccioli fogliari carnosi oltre al rizoma stesso, le foglie al contrario non sono adatte al consumo perché eccessivamente ricche di acido ossalico. Fusto e rizoma vengono impiegati per il benessere della digestione e vantano un potere lassativo, per questo il rabarbaro va assunto in modo adeguato e su consiglio erboristico.

Rabarbaro, un po’ di storia

Rabarbaro

L’origine del termine rabarbaro giunge dall’unione di due parole, ovvero ra che significa pianta in combinazione con barbaron, che indicava l’impiego di piante utilizzate dalle tribù non elleniche e, per questo, identificate come barbare. E pensare che il rabarbaro possiede in realtà una storia antica: del suo impiego si ha traccia nel XXVIII secolo a.C sia in Cina che in Mongolia, in qualità di alimento o di prodotto officinale e medico. Niente male per una pianta che spesso oggi viene coltivata solo a scopo ornamentale ma che, in realtà, possiede proprietà incredibili. La presenza del rabarbaro non è passata inosservata: ha solcato i secoli giungendo fino a Marco Polo per poi arrivare fino ai giorni nostri. Negli ultimi anni ha ritrovato smalto occupando un meritato spazio sia nell’orto che in cucina.

Proprietà e informazioni sul rabarbaro

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La pianta del rabarbaro richiede concimazioni e cure specifiche, ma se ne possono gustare i risultati una volta ogni due anni. Del rabarbaro si consuma il gambo e la rizoma, ma quest’ultima solo essiccata e lavorata appositamente. È composto da un 93% di acqua, seguito da una percentuale minima di fibre, pochissimi carboidrati, proteine e zuccheri. Sono presenti vitamine dei gruppi A e B, sali minerali come ferro, calcio, fosforo, magnesio, manganese, potassio e selenio. Il rabarbaro contiene inoltre acido gallico, cinnamico e tannico.

La tossicità non è un fattore da sottovalutare, per questo si utilizza il rizoma ma solo a scopo terapeutico, debitamente essiccato così da sfruttare positivamente la presenza dei flavonoidi, tannini e derivati antracenici presenti. Il rabarbaro è indicatissimo per i problemi a livello dell’apparato digerente, ma attraverso un consumo consapevole e moderato per non favorire controindicazioni quali diarrea, dolori addominali e calo del livello del potassio nell’organismo. Lassativo naturale, depura e agevola una buona digestione favorendo la secrezione biliare, ma non è adatto per tutti. Per questo motivo il consumo va indicato e seguito da un erborista, evitando un dannoso fai da te, ed è sconsigliato a chi soffre di problematiche intestinali, ma anche alle donne in gravidanza o allattamento, chi soffre di intolleranze, allergie, coliti, calcoli renali e ai bambini.


Rabarbaro, cinque impieghi tra cucina e salute

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In cucina il rabarbaro trova spazio trasformandosi in gustosa confettura, infuso, decotto ma anche liquore e digestivo fino a diventare parte attiva di dolci morbidi e golosi. Può trovare spazio anche nelle insalate primaverili, in tandem con gli asparagi, patate novelle lessate e verdure fresche. Oppure come contorno agrodolce, fino alla classica e morbida crostata con pasta frolla, yogurt, uova e frutti rossi. Passando per gli smoothie e i centrifugati detox. E pensare che questa pianta viene impiegata anche come aromatizzante naturale per l’alimentazione industriale.

Per quanto riguarda il benessere personale, abbiamo già fatto conoscenza con le proprietà digestive e lassative di questa pianta, ma anche con le sue controindicazioni.

Per questo motivo è necessario evitare il fai da te chiedendo consiglio a un erborista esperto, così da utilizzare i dosaggi e quantitativi più adatti alle proprie esigenze, in particolare se si assumono medicinali che potrebbero subire negativamente la presenza di questa pianta.

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