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Sciopero dei calciatori: giusto o no?

Dietro la protesta giochi di palazzo e un autogol di Lotito sui giocatori "fuori rosa": 11 e 12 dicembre niente partite. I club provocano: recuperiamo il 22. Dibattito: i calciatori hanno ragione / No, tutelano solo i propri privilegi. Per dire la tua clicca su "commenta"

Sciopero dei calciatori: giusto o no?

Tutti ne parlano, pochi lo condividono ma nessuno lo vuole realizzare. È lo sciopero più improbabile dell’era Campana (che dura da 40 anni) ed è il primo capace di «spaccare» il fronte interno in seguito al dissenso forte e motivato firmato da Buffon e Chiellini, Doni e Oddo che non sono proprio elementi di secondo piano della famosa categoria. Vacilla pericolosamente la famosa unità che ha addirittura portato alla formazione di una seconda sigla sindacale e alla «squalifica» del portavoce dei calciatori, Massimo Oddo appunto. Non solo ma in attesa dei prossimi sviluppi (l’Alta Corte si è riservata di esprimere un parere, non escludendo però la nomina di un commissario ad acta per la Lega), il pittoresco sindacato di Vicenza è riuscito, per una volta, a mettere d’accordo Pdl (intervento duro del portavoce Capezzone) e Pd (dichiarazione forte, «sciopero ridicolo», dell’on. Giorgio Merlo) in permamente conflitto polemico: solo per questo motivo Sergio Campana e il suo staff meriterebbero una medaglia al merito, magari con felicitazione da parte del Quirinale che da settimane predica un clima meno esasperato.

La bacchettata di Gianni Petrucci, presidente del Coni, è servita. Sergio Campana, conclusa l’udienza dinanzi all’Alta Corte, una sorta di Cassazione della giustizia sportiva, presieduta non a caso dal dott. Riccardo Chieppa, presidente emerito della Corte Costituzionale, ha lanciato un messaggio distensivo. «Ci sono i margini per evitare la protesta, mancano dieci giorni» ha spiegato rinfoderando i propositi barricaderi dei giorni precedenti. Disponibile a riprendere il negoziato (su sei punti l’accordo è praticamente raggiunto), ha fatto catenaccio sul contenzioso che ha provocato la protesta: nessuna trattativa sulla materia dei fuori rosa, spazzato via l’ottavo punto controverso, i trasferimenti coatti dei calciatori, definiti, dixit Campana, dalla stessa Alta corte, «contra legem».

Nel frattempo sono venute alla luce le più clamorose contraddizioni del caso. La prima è incarnata da Demetrio Albertini, vice-presidente federale in quota al sindacato: dovrebbe essere terzo e invece si è schierato dalla parte di Campana attaccando Lotito, il presidente della Lazio che viene considerato l’ispiratore della battaglia sui fuori rosa. Non a caso: perché gli unici calciatori in queste condizioni, sono due della Lazio. I due della Juventus, Grosso e Salihmidzic, infatti, per merito dell’emergenza infortuni, sono stati riammessi in prima squadra e hanno anche giocato. La dichiarazione di Albertini («ha ragione Lucarelli nell’attaccare Lotito») ha mandato su tutte le furie Petrucci perché di fatto ha smascherato il conflitto d’interesse. Come può il sindacato essere, contemporaneamente, parte nella trattativa e occupare la poltrona di vice-presidente federale. È vero, la responsabilità è della sciagurata riforma Melandri, ma un briciolo di prudenza, era dovuta.

È vero, Lotito, monopolizzando la regia del negoziato, ha sospinto il presidente Beretta e la lega di serie A allo scontro frontale provocando qualche mugugno nell’assemblea dei presidenti. Ma allora l’interrogativo è ancora più inquietante: può Campana proclamare uno sciopero solo per ridurre alla ragione solo la Lazio, unico club che si è irrigidito con alcuni tesserati? Domani mattina, venerdì, a Milano, i club di A sono pronti a riunirsi in conclave per stabilire la loro strategia. Galliani ha scartato l’ipotesi di rimpiazzare lo sciopero schierando la primavera: «sarebbe una follia». Ma il vice-Berlusconi e i suoi colleghi sono pronti a proporre come data utile per il recupero mercoledì 22 dicembre in modo da mettere a repentaglio i voli verso i Caraibi già prenotati da lor signori.

Oppure intasare il mese di gennaio.

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