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Scrittrice alla sbarra: criticò il governo turco

Perihan Magden incriminata per un articolo sull’obiezione di coscienza

Gaia Cesare

Rischia di diventare un nuovo caso Pamuk, uno scandalo che rimette sotto accusa la Turchia che troppo spesso viola i diritti civili e censura la libertà di espressione. Alla sbarra da ieri a Istanbul c’è Perihan Magden, giornalista e scrittrice di fama internazionale, accusata di avere «incoraggiato e diffuso propaganda contro il servizio militare» per un articolo scritto lo scorso dicembre in difesa di un giovane disertore. Al centro del caso c’è Mehmet Tarhan, un diciottenne gay che ha detto «no» alla leva obbligatoria e rivendicato il diritto all’obiezione di coscienza e al servizio civile alternativo, riconosciuto oggi - con l’esclusione della sola Turchia - nel resto dei 45 Paesi membri del Consiglio d’Europa. Per la sua scelta il giovane è già finito dietro le sbarre, decidendo di non ammettere la propria omosessualità, seppure una dichiarazione in tal senso lo avrebbe escluso automaticamente dall’esercito. A favorirne il rilascio era stata una multa, con conseguente censura, da parte della Corte europea per i diritti umani di Strasburgo. In suo favore era intervenuta Perihan Magden, criticando in un articolo il governo turco, che non ammette vie alternative al servizio militare. Per questo da ieri è sotto processo e ingrossa la lunga lista degli intellettuali censurati per reati di opinione. Una metodologia che allunga anche la catena delle contraddizioni del governo, diviso fra l’aspirazione all’ingresso nell’Unione europea e il colpevole silenzio sulle scelte inflessibili nei confronti dei contestatori del «sistema». «È scioccante sapere di essere incriminata per un articolo - ha detto alla stampa la scrittrice -. Non c’è nulla di più naturale del rifiuto di una persona di tenere in mano una pistola». Il caso è stato aggiornato ora al 27 luglio per consentire all’accusa di raccogliere nuove prove. Ma l’imputata è ancora incredula: «La cosa snervante è che i giudizi della magistratura sono così imprevedibili che sembrano una lotteria. È una tortura».
Intanto a favore della scrittrice si è schierato pubblicamente Orthan Pamuk che - finito sotto processo (poi annullato) per aver parlato del genocidio degli armeni - ha elogiato le doti della sua abile penna e ne ha sposato la causa: «La sua indipendenza combattiva, la sua coscienza inflessibile fanno di Perihan Magden quel genere di donna indipendente che Ataturk vedeva nel futuro della Turchia quando fondò la Repubblica». L’apertura del processo alla scrittrice arriva a pochi giorni da un atteso duro intervento dell’Ue sulla libertà di espressione in Turchia.

«Se vi aspettate che l’Ue vi apra le porte come Paese membro, è necessario che concediate ai cittadini il diritto all’obiezione di coscienza», ha insistito la Magden. Ma la strada verso il pieno riconoscimento di alcuni diritti inviolabili per lei e per altri intellettuali turchi sembra ancora in salita.

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