Politica

Senato, il ds Passigli guida il blitz salva-pensioni

Soltanto Pera vota a favore dei tagli ai vitalizi proposti da Tremonti

Gian Maria De Francesco

da Roma

Niente da fare. Il consiglio di presidenza del Senato, dopo una riunione fiume durata oltre tre ore e conclusasi alle 23 di mercoledì scorso, ha bocciato il taglio del 10% previsto dalla Finanziaria 2006 per le liquidazioni e per le pensioni dei parlamentari di Palazzo Madama.
Alla fine solo il presidente Marcello Pera, che già aveva dato disponibilità a tagliare di 70 milioni di euro la dotazione di spesa del Senato, ha votato a favore della proposta che accoglieva le rigorose prescrizioni dettate dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Si sono astenuti il vicepresidente Domenico Fisichella del gruppo misto e il questore Franco Servello di An. Determinante per il fallimento dell’iniziativa, che puntava a equiparare vitalizio e pensione come indennità, è stato il fronte ds. In particolare, il senatore Stefano Passigli si è molto attivato affinché si coagulasse un partito trasversale a favore del mantenimento del benefit. È utile ricordare che nelle ultime settimane l’esponente della Quercia ha rilasciato interviste all’Unità e a Repubblica difendendo i valori del Botteghino, minimizzando la portata delle intercettazioni tra il segretario Piero Fassino e l’ex plenipotenziario di Unipol Giovanni Consorte.
Ma forse è stato ancora più assordante il silenzio del vicepresidente del Senato, Cesare Salvi. Silenzioso perché assente il numero uno della corrente ds Socialismo 2000. La contraddizione, in questo caso, nasce dal fatto che il senatore insieme a Massimo Villone è coautore di Il costo della democrazia, un sapido libro-denuncia contro la moltiplicazione di consulenze e altri incarichi negli enti locali e nella pubblica amministrazione. Un saggio che trae origine dal documento approvato all’unanimità dal Consiglio nazionale della Quercia nella scorsa estate e che suscitò imbarazzo e stizza all’interno del Botteghino.
La vicenda ha anche avuto uno strascico ieri a Palazzo Madama. I senatori Tirelli della Lega e Rollandin dell’Union Valdôtaine hanno interpellato il presidente Pera in merito all’articolo del Corriere che aveva dato notizia del voto pressoché unanime in commissione chiedendo una deplorazione delle notizie riportate «in modo falso e tendenzioso» affinché casi del genere non abbiano a ripetersi. «Qui si è trattato - ha detto Rollandin - di vitalizi, che come abbiamo spiegato, sono assimilati alle pensioni; in maniera diversa, sono comunque forme collegabili alle pensioni e come tali noi abbiamo cercato di avviare un discorso che nel merito potesse essere sviluppato dando un certo mandato».
Perentorio il presidente Pera: «La stampa esplica liberamente l’esercizio di cronaca e di commento, e certamente non mancheranno a voi gli strumenti per rivolgervi alla medesima e correggere eventuali interpretazioni». Resta il fatto che il tentativo della seconda carica dello Stato di porre un limite alle spese facendo propri i richiami di Tremonti e del premier Berlusconi. Lo stipendio di 11mila euro lordi mensili resterà paragonabile a un’indennità, il vitalizio invece no.

Resta da vedere, infine, come la questione sarà affrontata da Montecitorio giacché è impensabile che ci possa essere una disparità di trattamento tra le due Camere.

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