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"La sensazione stupenda di non liberarsi dal pop anni Ottanta"

Il cantautore nel nuovo disco racconta come ha fatto "pace con se stesso". A novembre il tour

"La sensazione stupenda di non liberarsi dal pop anni Ottanta"

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Tommaso Paradiso, intitolare un disco Sensazione stupenda rende bene l'idea.

«È ciò che sto vivendo, ho riabbracciato il pubblico, siamo usciti dall'isolamento della pandemia. Nel precedente Space Cowboy c'erano le canzoni della solitudine. Qui della rinascita».

Però sensazione stupenda fa venire in mente un classico di Patty Pravo.

«Ma anche un brano di Vasco Rossi».

Stasera finisce a Milano il suo piccolo tour nei pub.

«A Torino una fan mia coetanea è venuta da me dicendomi che con Umberto Tozzi sono il suo cantante preferito. Per me è perfetto».

Tommaso Paradiso ha compiuto da poco 40 anni ed è sempre più idealmente boomer, categoria alla quale non appartiene ma della quale ha molti punti di riferimento sia culturali che musicali. E anche questo disco, quasi sempre morbidamente appoggiato sul distese di tastiere, è il manifesto di un pop d'autore fatto come si deve, ossia ben suonato e pure ben scritto perché lui si arrabbia «quando non si presta abbastanza attenzione alla musica». Insomma, è un disco cantautorale che anche con il nuovo singolo Blu ghiaccio travolgente segna un cambio di passo sempre più sensibile rispetto al passato. Magari lì per lì non sembra, ma dai tempi dei Thegiornalisti (che non si riformeranno) e pure dai primi brani da solista, il nuovo Tommaso Paradiso ha molte più sfumature. «Sono un po' anzianotto, apprezzo sempre di più i dischi che non siano soltanto una raccolta di hit ma che siano la fotografia di uno stato d'animo complessivo».

Il suo?

«Euforico».

Ma cos'è cambiato?

«Ho fatto pace con me stesso, mi sono rimesso a scrivere di cose che vivo e sono felice di tornare in tour a novembre. Non riesco a star lontano dal mio lavoro per tanto tempo».

Quindi è sempre all'inseguimento di un brano di successo.

«No diciamo che c'è un tempo per tutto. C'è il tempo nel quale sei nel pieno dell'hype (ossia al centro dell'attenzione - ndr) e segui quel momento, pubblichi brani come Riccione o Completamente, tiri fuori quel lato di te».

Ma c'è anche altro.

«E io sono molto soddisfatto di questo dischi. Posso dire?».

Dica.

«Secondo me questo album è destinato a durare nel tempo. Ci sono canzoni di straordinario successo che però dopo pochissimi mesi si affievoliscono. Sensazione stupenda credo possa resistere molto di più».

Anche con quest'obiettivo ha deciso di collaborare con i Baustelle per Amore indiano?

«Con Francesco e Rachele abbiamo scoperto di essere innamorati della stessa musica. E l'intro di quel brano l'ho scritto quasi di getto con Francesco».

Invece Quando si alza il vento ricorda Springsteen.

«Dalla pandemia ho ascoltato solo lui».

Sempre anni Ottanta.

«Non riesco a liberarmi degli anni Ottanta».

Però non li ha vissuti.

«Ma quando ho ascoltato per la prima volta Lucio Dalla o Vasco Rossi ho capito che quella era la mia roba».

Adesso può aiutare il suo pubblico a (ri)scoprire quelle sonorità.

«In fondo quando ho iniziato ad ascoltare gli Oasis ho scoperto davvero i Beatles. Mia mamma aveva i poster di John Lennon ma io non capivo fino in fondo il loro ruolo nella musica fino a che non mi sono avvicinato alla band di Manchester».

A proposito, qual è l'età del suo pubblico?

«Diciamo tra i 30 e i 45. E ci sono sempre meno bambini».

Ma non si sente troppo nostalgico?

«Non direi. E neppure vecchio. Senza fare paragoni irriverenti, anche Tarantino mette nei propri film tutte le impressioni ricevute dai film della sua formazione. Nel mio caso, sono i testi comunque a rimanere sempre al passo con i tempi».

A proposito di Tarantino e di vecchi film, oggi con il politicamente corretto molti sarebbero censurati.

«Io guardo tanti film italiani anni '70 e '80 e ci sono battute oggi impossibili da ripetere. La mia fidanzata, che ha una cultura anglossassone, è sconvolta».

Quindi cosa pensa dei filtri imposti dal «politically correct»?

«De Sica si lamenta: Nella comicità c'è anche la volgarità. Ma una volta Frank Matano mi ha detto una cosa che condivido: se un comico oggi usa lo stesso codice di quarant'anni fa, vuol dire che ha una comicità vecchia».

Farà ancora il regista?

«Il primo film è stato un calvario».

Allora andrà finalmente a Sanremo?

«No, me lo guardo tranquillamente da casa».

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