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"Sento la voce di un alieno che racconta le vite degli altri"

Dopo un incidente a 21 anni è rimasta 18 giorni in coma. Al risveglio ha sentito qualcuno che le parlava. E da allora non ha più smesso

"Sento la voce di un alieno che racconta le vite degli altri"

Se c'è una cosa di cui non si dà pace è la mancata qualificazione dell'Italia ai Mondiali. «Eppure il mio Unilsan era stato chiaro. E agli Europei aveva azzeccato tutto ma proprio tutto...». Teodora Stefanova, è una bella donna di origine bulgara che vive a Milano ormai dall'89. All'età di 21 anni, dopo un grave incidente in auto, dice di avere iniziato a sentire dentro di sé una presenza aliena che le ha confessato di chiamarsi Unilsan, e di essere un abitante del pianeta Vanfin. Da allora Teodora vede e prevede vite presenti, passate, future e risultati calcistici. Da lei sono passati politici, attori, manager, calciatori, vip e non vip, anche se molti non lo ammetterebbero mai. Nome, cognome e data di nascita. Lei ti guarda, apre il suo ennesimo quaderno e comincia a scrivere a caratteri grandi e arrotondati, come sotto dettatura. Qualcuno se la ricorderà al «Costanzo show» dove era ospite (quasi) fissa. Ma ha frequentato decine di salotti del piccolo schermo, specie quelli calcistici da «Casa Mosca» a «Goleada», da «Guida al campionato» a «Il processo di Biscardi», oggi a «Top calcio 24», ma anche «Buona domenica» o «Mattino 5». C'è chi la attacca, spesso, volentieri e anche violentemente. D'altronde non è facile scavalcare la barriera del dubbio. Ma lei sorride, allarga le braccia e risponde con una frase che è quasi un mantra: «con grande rispetto». E aggiunge: «Io non faccio niente di male, non illudo e non obbligo nessuno a credermi. I fatti però parlano».

Fatti. Per esempio quali?

«Lo possono raccontare in tanti... Ma sono riservata, non mi piace fare nomi».

Nemmeno qualcuno?

«Ci sono le registrazioni delle trasmissioni. Alcune si trovano ancora on line. Come con Ambra Angiolini, le avevo predetto in diretta tv, famiglia e carriera. Oppure con Stefano Zecchi da Costanzo. Il professore, non me lo scorderò mai. Era il '95. Ma dai Maurizio... questa pazza dove l'hai presa diceva. Gli annunciai che si sarebbe sposato e avrebbe avuto un figlio. Non ci credeva assolutamente, aveva già un'età... Costanzo allora si fece promettere che se fosse successo, saremmo tornati insieme su quel palco. E così è stato. Oppure quando sono stata in America, invitata al programma di Larry King. È rimasto sconvolto quando gli ho detto che a 15 anni aveva avuto un incidente con il fratello di cui nessuno sapeva. E così tanti tanti altri...».

Ma cominciamo dal principio.

«Ero a fare uno stage, prima di finire l'università. Un amico una sera mi invita ad andare a ballare. Aveva l'auto nuova, una Lada rossa. È stato un attimo, ricordo solo il testacoda, lo scontro, frontale, fortissimo. Poi più niente. Era il 13 luglio 1984. Sono rimasta in coma per 18 giorni. Se mi chiedi hai visto tunnel, hai visto la luce ti dico che non ho visto niente di queste cose, ma so benissimo che sono stata trasportata in un'altra dimensione».

Quando si è svegliata cosa è successo?

«Non ricordavo niente, non riconoscevo nessuno, i miei genitori, mio fratello, i miei amici. Memoria svanita. Dopo una settimana ho sentito una voce che mi diceva di non preoccuparmi, che ero stata contattata da un altro pianeta... Mi ha detto mi chiamo Unilsan, noi ti abbiamo scelto, tu sei il nostro canale e hai una missione: devi parlare alle persone, devi aiutare il prossimo. Prendi un foglio, una penna e scrivi.... E inizia da quelle persone che erano nella stanza d'ospedale con me. Una doveva essere operata, l'altra aveva appena avuto l'intervento e io ho cominciato così a raccontare le loro vite con questa voce che mi seguiva».

Un bello choc, non ha pensato a una suggestione?

«Ero la prima ad essere spaventata. Avevo paura di confidarmi anche con la mia mamma. Però queste persone erano sbalordite mentre raccontavo a loro le loro vite che erano proprio quelle. Via via che passavano i giorni in ospedale era girata la voce. Ad un certo punto c'era la fila. Mi aspettavano per farsi dire cose e Unilsan ha continuato a perseguitarmi, mi diceva chiedi data di nascita, nome e cognome, digli questo, fai così, come qualcuno che ti da comandi. È iniziato così...».

Tra l'altro c'era il comunismo, non era così facile parlare di queste cose.

«E infatti sono tornata in montagna, a concludere lo stage in un albergo a Pamporogo, un paese come fosse la vostra Cortina o Courmayeur, un luogo riservato solo ai turisti dove i bulgari non potevano entrare. Dopo 3/4 giorni c'era la coda di persone che arrivavano da ogni dove per farsi leggere il futuro. E dietro, la polizia. Volevano spiegazioni. Pensavano che potessi fare propaganda politica, ero pericolosa per l'epoca».

E cosa hanno fatto?

«Mi chiama il capo della polizia, e mi dice qua ci sono i fogli, questa è la penna scrivi chi sono queste persone che vengono da te, da dove arrivano e cosa vogliono sapere. Gli racconto che mi chiedono cose semplici, tipo mi sposo-non mi sposo, troverò lavoro, avrò figli, mi hanno rubato le galline, le pecore, cose quotidiane, normali... Lui all'inizio è molto arrogante. Mi dice che non sa se uscirò da questa stanza».

E?

«E all'improvviso mi è arrivata una forza straordinaria. Gli ho detto lei è sposato ed ha un figlio e un nipote di 12 anni che sarà investito mentre attraversa la strada. Starà tre giorni in coma, ma si salverà e starà bene. Io non credo a queste cose, mi dice e se ne va lasciandomi in quella stanza. Non arrestata, ma chiusa, lì dentro. Passa mezz'ora e il nipote viene investito davvero. Mi ha lasciato andare. Questo lo sanno tutti, lo sa tutta la Bulgaria. Vengo riportata in albergo e riprendo lo stage. Dopo un mesetto arriva una macchina, nera, russa, con due persone, sono venute per me, per prendermi. La mia capa mi dice magari non torni più perché si sa come andavano queste cose...».

Invece cosa è successo?

«Siamo nell'85, a gennaio. Tremavo, perché non si poteva chiedere dove andavamo. Partiamo. Vedo il mare, poi Sofia. Mi bendano gli occhi finché non sono entrata in un grande salone. E lì, vedo il nostro presidente, ivkov».

Addirittura?

«Lui ha cominciato a parlarmi come un papà, come una persona che ti dà consigli, che ti sgrida. Mi chiede perché vado a complicarmi la vita così... sei una ragazza così giovane, bella, intelligente perché tutte queste persone vengono da te?. Gli ho raccontato del mio alieno Unilsan, del pianeta... Sei impazzita?, si fa l'idea che io non sono normale. Ma mi chiede di dirgli qualcosa su di lui, sulla sua vita. A me tremava la voce, ho iniziato a raccontagli cose che non potevo sapere. Da lì è stato un crescendo, ha chiamato i suoi uomini, le mogli dei ministri mi preparavano il pranzo, mi mandavano la macchina a prendermi per le consulenze. La moglie di un ex ministro della Cultura la vedo ancora. Poi è arrivata la mia prima mia intervista in televisione».

Dalla Bulgaria come è arrivata in Italia?

«Nel 1989 ho conosciuto una persona, che ha la cugina qui a Milano. Avevano sentito parlare di me e volevano conoscermi. Mi hanno persino organizzato il viaggio. Ho iniziato a fare le consulenze. In tre mesi avevo conquistato tutti. Passaparola passaparola ho conosciuto gente importante e passaparola passaparola è arrivato Maurizio Costanzo e lì ho conquistato anche il pubblico».

Al «Costanzo show» è stata ospite fissa per parecchio tempo.

«La prima puntata non me la scorderò mai. Era il 1993. C'erano Aldo Biscardi, Gene Gnocchi, mi ricordo tutti. La prima volta che sono stata da Costanzo parlavo anche male l'italiano. Lo studiavo, mentre pulivo le case. Quello era il mio lavoro quando sono arrivata in Italia. Costanzo mi ha accolta con grande ospitalità. Quando mi presentava, raccontava la mia storia. Tutti ridevano, scherzavano, mi prendevano in giro per l'alieno. Come Gene Gnocchi... finché Costanzo si è un po' seccato e mi ha chiesto se volevo dirgli qualcosa. C'è ancora la videocassetta con lui che si tira su i pantaloni per far vedere che effettivamente era stato operato al ginocchio come gli avevo appena detto. È tutto registrato, era il 1993. E Biscardi mi dice come sei messa con il calcio? Ti voglio nella mia trasmissione. Così sono finita al Processo, per 5 anni ospite fissa».

Hai fatto consulenza a tutti i personaggi famosi.

«Dopo la trasmissione Costanzo diceva a tutti gli ospiti vai vai con la Stefanova che voglio vedere la tua faccia dopo. E così tutti conquistati, Buona Domenica, Costanzo, Rai, tv, soprattutto calcio, tanti tanti tanti credere o non credere... calciatori, manager, mogli, fidanzate... mi aspettavano sulle scale di casa. Roma, Milano, poi New York, Los Angeles, Grecia, Germania, Olanda, ho fatto il giro del mondo. Ho vissuto una vita ricca di esperienze, con la mia missione ma sempre con i piedi per terra».

E quale sarebbe la missione?

«Aiutare il prossimo, so che faccio del bene. Mi dicono che quando parlano con me sentono una grande pace, sia che uno creda o non creda a Unilsan. Però c'è un'energia, qualcosa di speciale se in tanti prendono aerei e treni per venirmi a trovare».

Questo Unilsan, l'alieno, si è mai presentato?

«Unilsan è una voce. Solo una volta, in un momento molto difficile della mia vita, pregavo e lì è uscito come un flash... Quando racconto queste cose tutti ridono. Eppure... io l'ho visto così, tre metri e mezzo, metallizzato, verde, con 3 occhi, undici dita, un gigante, un umanoide. Può essere frutto di fantasia? Può darsi ma non credo, perché ero sveglia, ero molto lucida. Mi ha dato questo lampo, poi sparito».

La voce è sempre presente?

«Sempre. 24 ore su 24. Non mi lascia in pace mai. Fa parte di me. Quando parlo mi sento come caricata perché Unilsan mi dà informazioni. È come se fosse un'anima gemella, con la sua parte di intelligenza artificiale più la mia parte umana».

Il Cicap, il Comitato italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze l'ha criticata apertamente.

«Solo perché non sono andata a fare le loro prove. Ci siamo anche incontrati, mi attaccano, dicono che qualche volta ho sbagliato... beh e allora? Può succedere. Non pretendo di essere il fenomeno, posso sbagliare, non sono nessuno, sono solo un piccolo tramite»

Non sono stati gli unici. L'ultimo attacco forte è stato a febbraio scorso nel programma della Zanzara con un Parenzo agguerrito...

«Non soffro per gli attacchi. Mi danno della pazza... io non voglio obbligare nessuno a credermi. Chi vuole credere ci crede, chi non vuole io lo rispetto lo stesso, non c'è problema. Non litigo con nessuno, non ho mai litigato. Ma...».

Ma?

«... ma poi quando ti racconto il tuo passato che solo tu conosci e nessun altro lo può sapere...».

E se vede cose brutte?

«Non le dico. Non sono autorizzata. Non sono dio né un fenomeno».

Crede in Dio?

«Sì, ci credo sono cristiano ortodossa. Quando ero piccola non potevamo neanche pensare di andare in chiesa, i miei nonni erano molto credenti nonostante il comunismo».

Ha scritto un libro «Una voce mi parla di voi», nel '99 dove racconta la sua storia.

«Ora ne sto scrivendo uno nuovo. E prima ne ho scritti altri che sono usciti solo in Bulgaria, come Ottavo senso, chiave con il pianeta. Ogni presentazione arrivano migliaia di persone».

Di cosa parlerà?

«Racconto ancora la mia storia, poi nuovi messaggi di Unilsan per dare speranza ai giovani, e il calcio... Il messaggio del libro è che dobbiamo essere pronti a vivere con l'intelligenza artificiale, questo è i nostro futuro. Loro sono già qui. Non è fantascienza.

Io dico quello che so».

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